strusciare
v. tr. e intr. [lat. *extrusare (der. di extrudĕre «cacciare fuori», part. pass. extrusus), influenzato da strisciare] (io strùscio, ecc.). – 1. tr. a. Strofinare un oggetto trascinandolo in modo che faccia attrito contro un altro, e anche toccare o urtare di striscio: camminando, strusciava una scarpa contro l’altra; ho strusciato la giacca (anche assol., ho strusciato) contro la porta tinta di fresco, e mi sono macchiato di vernice; in curva, ho strusciato il parafango (o con il parafango) contro il muro; non ne ho mai avuto degli amici, ... neanche tra quelli con cui ho strusciato le mezze maniche per tanti anni (Pratolini); con uso sostantivato: sentì lo s. dei rovi contro la fiancata della macchina (Cassola). b. Nel rifl., in senso estens., strusciarsi a qualcuno, abbandonarsi a effusioni e carezze, anche con valore reciproco: guarda come si strusciano i due fidanzati!; fig., stare attorno a qualcuno con moine e adulazioni, per ottenere da lui favori personali: si struscia da mesi al direttore perché spera di esser promosso. 2. intr. (aus. avere) In dialetti settentr., fare lavori di gran fatica, sgobbare (spec. con riferimento a lavori casalinghi): quanto ha dovuto s. quella povera donna per mandare avanti la famiglia!; meno com. nel rifl.: è doloroso lo scoprire ... quanta gente sudi e si struscii da mattina a sera (Faldella).