stucco2
stucco2 s. m. [dal longob. *stuhhi «intonaco»] (pl. -chi). – 1. a. Nome generico di diversi tipi di materiali plastici adesivi, di varia consistenza, che induriscono all’aria più o meno rapidamente, impiegati per la levigatura di superfici (murarie, metalliche, di legno) o come mastici o per eseguire motivi decorativi in rilievo: sono fondamentalmente formati da calce e gesso cotto finemente polverizzato, impastati con acqua, con aggiunta di sostanze diverse (polvere di marmo, colla, olio di lino, materie plastiche, cariche minerali, ecc.) che li rendono adatti agli usi cui sono destinati. Tra i più noti, s. per decorazioni e per edilizia, impasto di gesso cotto finemente macinato (scagliola), colla forte e acqua, detto anche pastiglia, usato per livellare superfici murarie e per rilievi ornamentali; s. da vetraio, lo stesso che mastice da vetraio (v. mastice, n. 2); s. per superfici metalliche o s. per carrozzieri, di composizione simile alla vernice, con notevoli quantità di cariche minerali e pigmenti, pastoso o fluido, che si può applicare, penetrando in profondità, con la spatola o con il pennello. S. romano o s. lustro, miscela di calce spenta grassa e polvere di marmo usata per la rifinitura superficiale degli intonaci, suscettibile di perfetta levigatura e molto resistente agli agenti atmosferici. b. Elemento plastico ornamentale e decorativo, o anche opera scultoria, realizzati in stucco: un soffitto decorato di preziosi s.; gli s. barocchi, neoclassici; un museo ricco di s. egizî e greci; la tomba degli s. di Cervèteri, che racchiude i più significativi stucchi etruschi. 2. Com. l’espressione fig. restare o rimanere di stucco, sbalordito per la sorpresa e la meraviglia: a vedermelo davanti, quando lo credevo in America, sono restato di s.; rimasi come un uomo di stucco, col cervello che mulinava, senza poter indovinar nulla (C. Gozzi).