stuzzicare
v. tr. [prob. voce onomatopeica] (io stùzzico, tu stùzzichi, ecc.). – 1. Toccare ripetutamente e frugare con un oggetto sottile e appuntito, usato per lo più nell’intr. pron.: stuzzicarsi l’orecchio, col pulisciorecchi; stuzzicarsi i denti, con lo stecchino per togliere i resti del cibo; toccare troppo spesso, provocando irritazione: non s. la ferita!; si stuzzica continuamente i brufoli; non com., s. il fuoco, attizzarlo. 2. fig. a. Provocare una reazione, molestare, dar fastidio, punzecchiare con parole di rimprovero o allusive, con insinuazioni e sim.: durante la lezione non fa che s. i compagni; lo stuzzicano in tutti i modi per farlo parlare; è molto permaloso, sarà meglio non stuzzicarlo; non stuzzicare il can che dorme! (altra forma con cui viene formulato il prov. citato alla voce cane1, n. 2 c); s. una ragazza, cercare, con parole e profferte, di attirare il suo interesse; anche con il rifl. reciproco: i due fratellini, quando sono insieme, si stuzzicano continuamente. b. Risvegliare desiderî o sentimenti: s. l’appetito, destarlo, solleticarlo: assaggiare qualche antipastino, fare uno spuntino per s. l’appetito; l’odore di carne di capra arrostita allo spiedo che usciva da molte casupole stuzzicava il mio appetito (Deledda); s. la curiosità di qualcuno, e anche essere stuzzicato dalla curiosità (di sapere, di conoscere, ecc.); quella libertà fanciullesca dalla quale sovente i sensi vengono stuzzicati prima dei sentimenti (I. Nievo). ◆ Part. pres. stuzzicante, anche come agg.: un cibo, un aperitivo, uno spuntino stuzzicante, che risveglia l’appetito; in senso fig., che desta curiosità, interesse, nuovi stimoli e sim.: una lettura, una situazione stuzzicante.