subire
v. tr. [dal lat. subire, propr. «andare sotto» e quindi «sopportare», comp. di sub- «sotto» e ire «andare», introdotto nell’uso ital. secondo l’esempio del fr. subir] (io subisco, tu subisci, ecc.). – 1. Essere costretto a sopportare cosa che sia imposta, non voluta né gradita, e che comunque comporti sacrificio, dolore, danno: s. un torto, un’ingiustizia, un affronto, un sopruso, un’umiliazione, una sopraffazione (spesso assol.: è costretto a s. e tacere); s. la tortura, il martirio; s. la pena, il castigo; l’imputato subì lunghi interrogatorî; ha dovuto s. una dolorosa operazione; ha agito male e ora deve s. le conseguenze; anche, s. un danno, gravi danni, riferito a persona o a cosa (nell’incendio, la villa ha subìto ingenti danni). Con uso e sign. più generico, affrontare, essere sottoposto a, sottostare a: s. una prova, un esame (e con il compl. oggetto rafforzato da un agg.: s. una dura prova, un difficile esame); anche con soggetto di cosa: il progetto iniziale ha subìto varie modifiche; le vendite hanno subìto un notevole calo. Con compl. oggetto di persona, sopportare, tollerare: per quanto tempo dovrò ancora subirvi? 2. Talora è equivalente di patire (nel sign. di «essere soggetto passivo»): nella proposizione passiva, il soggetto subisce l’azione.