subpartito
s. m. (iron.) Partitino, formazione politica di esigue dimensioni, ma determinante per il successo elettorale di una coalizione. ◆ Ma perché il partito [Forza Italia] è così lacerato? Si è fatta un’idea? «Perché è come la Dc: non è un partito, ma un’alleanza tra vari subpartiti tenuta assieme da un mastice che in questo caso sono Berlusconi e il berlusconismo. Un mastice che ora sta perdendo la presa, visto che il leader viene messo in discussione dagli alleati. E in questo scomporsi del quadro politico del centrodestra chi ne fa le spese rischia di essere Milano, dove non si prenderà più nessuna decisione» [Marilena Adamo intervistata da Luigi Bolognini]. (Repubblica, 16 luglio 2006, Milano, p. III) • Quella che [Giuseppe] De Rita definisce la «molecolarizzazione» del sistema italiano colpisce anche la politica: «A una economia spezzettata risponde un mondo politico di subpartiti. La politica cioè non è più capace di dare risposte a tutti e allora c’è chi sceglie i professionisti, chi il mondo operaio e così via. A ciascuno il suo. Ecco perché la proposta di [Piero] Fassino del partito democratico se va avanti provocherà almeno due spaccature nei Ds». (Enrico Martinet, Stampa, 15 agosto 2006, p. 19, Economia).
Derivato dal s. m. partito con l’aggiunta del prefisso sub-.
Già attestato nel Corriere della sera del 19 giugno 1992, p. 2 (Stefano Folli).
V. anche micropartito, minipartito.