sughero
sùghero (ant. o region. sùvaro, sùvero, sóvero: cfr. anche subero) s. m. [lat. sūber -ĕris, con mutamento di declinazione]. – 1. a. In merceologia, la scorza della sughera che viene prelevata periodicamente e che costituisce il prodotto principale tra quelli forniti dalla pianta (legname, legna da ardere, ghiande); è chiamato s. maschio o sugherone quello, grossolano e grigiastro, che viene staccato per la prima volta, quando la circonferenza esterna alla scorza sia di almeno 60 cm; s. gentile o s. femmina quello, compatto ed elastico, raccolto successivamente ogni 9-12 anni, usato per fabbricare turaccioli, solette e soprassuole per scarpe, rivestimenti isolanti, galleggianti per reti da pesca, ecc. b. estens. Oggetto di sughero, e spec. tappo, galleggiante, guarnizione di sughero: chiudere la damigiana con un s.; mettere un s. nella scarpa (cioè una soletta di sughero); fare collezione di sugheri. c. non com. In similitudini, o come termine di confronto, detto di persona o cosa leggera come il sughero: quella bambina galleggia come un s., o è un s.; quella barca è un s., non va mai a fondo. 2. Con sign. più specifico, in botanica, il tessuto secondario, caulinare e radicale, che si forma per attività del fellogeno; è costituito da cellule, morte per la suberificazione della loro parete, appiattite e disposte in serie radiali senza spazî intercellulari; per la sua impermeabilità ai liquidi e ai gas svolge funzione di protezione, sostituendo in questo l’epidermide laceratasi per l’ingrossamento del fusto e delle radici. S. cicatriziale o s. da ferita, quello che, in seguito a lesioni, si forma per attività del fellogeno differenziatosi vicino al callo da ferita. 3. Altro nome della sughera (v.): un bosco di sugheri; sedersi all’ombra di un s.; sopra un alto sughero impiccollo, E lascial quivi appiccato pel collo (Pulci).