suita
suità s. f. [dal lat. mediev. suitas, der. di suus «suo»]. – 1. Come termine giuridico, riferito al diritto romano, la qualità o condizione di essere suus heres, il diritto cioè che ha il cittadino di ereditare i beni del pater familias, anche se questo muore senza testamento: i plebei, non essendo ancor cittadini, come ivan morendo, non potevano lasciare i campi ab intestato a’ congionti, perché non avevano suità (Vico); concetto esteso anche al diritto comune: quei successori, li quali nella robba del morto abbiano la ragione della suità, come sono li figli (De Luca). Con uso più generico, suità di diritto, proprietà reale, possesso indipendente ed esclusivo di un bene. 2. Nel linguaggio filosofico, il fatto di essere sé stesso, in senso ontologico, o anche in senso psicologico, ossia il sentimento di sé, della propria individualità e personalità (concetto espresso anche con altri termini di sign. affine, dei quali il più noto è ecceità, lat. mediev. haecceitas): se molti io convengono nell’esser io, nell’avere la «suità», dunque hanno qualche cosa di comune (Rosmini).