superciliosita
superciliosità s. f. inv. Supponenza, arroganza nel giudizio. ◆ La tv è la finestra sul cortile e non tollera più la superciliosità di plastica dei critici, quest’autopromozione a pensatori negativi, ad esponenti della scuola francofortese. È di loro, di queste scimmie del professore Umberto Eco che non abbiamo più bisogno. Solo a loro preferiamo le Lecciso. (Francesco Merlo, Repubblica, 8 dicembre 2004, p. 19, Commenti) • Se poi la superciliosità di qualcuno dovesse storcere il naso ad aperture e contaminazioni, esorcizzandole come nuove invasioni barbariche, pazienza: sarà come il bramino di Guido Gozzano, «che per racconsolarsi / si guarda l’ombelico». (Rolando Picchioni, Stampa, 11 maggio 2006, p. 39, Cronaca di Torino) • quando già non ci credevamo più; quando ormai ci stavamo mestamente chiedendo che cosa diavolo fosse cambiato, di sostanziale, di concreto, dal governo Biasotti a quello Burlando; quando non riuscivamo a vedere un-punto-uno qualitativamente nuovo e diverso da prima; quando ci eravamo arresi all’idea che l’attivismo parrocchiale di un Costa o la superciliosità economicistica di un Pittaluga o lo sfingeo distacco dal mondo dolente della sanità di un Montaldo non fossero meglio delle sgangherate performance della vecchia giunta destrorsa, ecco che, impreviste, davvero inattese, tanto più liete, sono arrivate le buone notizie con cui abbiamo aperto questo articolo. (Vittorio Coletti, Repubblica, 3 gennaio 2008, Genova, p. VIII).
Derivato dall’agg. supercilioso con l’aggiunta del suffisso -ità.
Già attestato nel Corriere della sera del 10 febbraio 1994, p. 33 (Antonio Debenedetti).