svellere
svèllere (ant. svègliere, poet. raro svèrre) v. tr. [lat. *exvellere, variante di evellĕre «strappare», comp. di e(x)- e vellĕre «tirare, estirpare»] (io svèllo o svèlgo, tu svèlli, ecc.; pass. rem. svèlsi, svellésti, ecc.; pres. cong. svèlla o svèlga; part. pass. svèlto), letter. – 1. Strappare, tirare via con forza; sradicare: l’auto ha urtato violentemente contro il palo svellendolo dal terreno; un alto pino al primo crollo svelse (Ariosto); le tergora Le svelgon da le coste (Caro), strappano via alla bestia uccisa le carni della schiena dalle costole; nel rifl., letter. ant., svellersi da un luogo, partirsene, andarsene: con molto pensiero indi si svelse (Petrarca); tosto indi si svelse (Poliziano). 2. fig. Allontanare, cacciare energicamente un sentimento o una passione, un’impressione o un ricordo: non posso s. dal mio animo quell’immagine; O invidia ..., Da radice n’hai svelta mia salute (Petrarca), mi hai strappato la mia felicità, la mia beatitudine. ◆ Il part. pass. svèlto è di solito evitato e sostituito da divèlto; non ne mancano tuttavia attestazioni in tempi composti della coniugazione: mirando in ciel, vidi rimaso Come un barlume, o un’orma, anzi una nicchia, Ond’ella [la luna] fosse svelta (Leopardi); la porta fu sfondata, l’inferriate, svelte (Manzoni).