sviare
svïare v. tr. [der. di via2, col pref. s- (nel sign. 3)]. – 1. Uscire dalla via, dalla direzione giusta o normale; deviare, dirottare: s. un colpo; il forte vento ha sviato il tiro; di sottentrar ritenta Sviando il ferro che si vede opporre (T. Tasso); in espressioni fig., s. le indagini, le ricerche; s. il discorso, portarlo su argomenti diversi da quello dal quale si era partiti: le mie parole non gli piacquero, ma sviò il discorso (Piovene); s. l’attenzione, la curiosità, distrarle: la curiosità della gente fu in quel momento sviata da un altro grande personaggio, che montava le scale (De Marchi). Nell’intr. pron. sviarsi, finire in un luogo sbagliato, andare fuori strada; riferito a vetture ferroviarie, uscire dalle rotaie (è termine tecn. e ufficiale per il più com. deragliare): il locomotore, il treno si è sviato (o, con uso intr. assol., ha sviato). 2. fig. Allontanare, distrarre da quella che dovrebbe essere l’attività o l’occupazione normale: l’attività sportiva lo ha sviato dagli studî; fare uscire dalla retta via, corrompere, traviare: l’impazienza, l’orgoglio umano, han perduto o sviato dal retto sentiero molte più anime che non la deliberata tristizia (Mazzini); come intr. pron.: quel ragazzo si sta sviando. ◆ Part. pass. svïato, anche come agg., talvolta con una sfumatura morale: un ragazzo sviato; e come s. m. (f. -a): è uno sviato, una sviata; scuotiamo adunque gli addormentati ed ai sviati mostriamo il cammino (Pisacane).