sviluppismo
s. m. (spreg.) Atteggiamento proprio di chi si compiace di una situazione di sviluppo solo apparente, effimero, inconcludente. ◆ Tra «non vedente» e «sordopreverbale» (sta per sordomuto), è spuntato il nuovo termine «sviluppismo»; un sostantivo che dovrebbe squalificare le scelte di governo basate sullo sviluppo quale falso contraltare del non meno deprecato «declino». Siamo in Piemonte, patria della grande industria italiana, e la faciloneria con cui si ricorre a questo neologismo dovrebbe suscitare qualche diffidenza. (Saverio Vertone, Repubblica, 18 dicembre 2005, Torino, p. I) • [tit.] E Bersani disse stop allo «sviluppismo» [testo] […] Il ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani ringrazia e per l’occasione sfodera uno dei suoi audaci neologismi mirato a frenare l’entusiasmo delle cifre. «Attenzione a non passare dal declinismo allo sviluppismo – avverte – siamo ancora in una fase selettiva e cerchiamo di non fare errori a cominciare dal governo». (Roberto Bagnoli, Corriere della sera, 8 marzo 2007, p. 43, Economia) • Il comunismo che abbiamo conosciuto (studiato e praticato) è la cultura e la pratica politica del Pci di Enrico Berlinguer e di quella area teorica e culturale che aveva Pietro Ingrao come punto di riferimento. Quella cultura politica che diede il via all’Associazione per la pace, quella cultura politica della democrazia costituzionale, quella cultura politica che riuscì a farsi attraversare (e mettere in discussione) dal pacifismo, dalla nonviolenza, dalla differenza sessuale. Quella cultura politica che avviò una critica radicale delle esperienze statuali e sociali degli stati socialisti, dello sviluppismo e del prometeismo, del comunismo come presa e gestione sostitutiva del potere invece che come critica radicale del potere e trasformazione molecolare della società, (Imma Barbarossa, Liberazione, 17 maggio 2008, p. 27, Commenti).
Derivato dal s. m. sviluppo con l’aggiunta del suffisso -ismo.
Già attestato nella Stampa del 30 aprile 1997, p. 22, Società e Cultura.