t, T
(ti, ant. o region. te 〈té〉) s. f. o m. – Diciannovesima lettera dell’alfabeto latino, la cui forma deriva da quella del tau greco, identico nella maiuscola (che a sua volta è una modificazione del segno dell’alfabeto fenicio, dove aveva approssimativamente la forma di una croce di sant’Andrea), mentre nella minuscola si è abbassato il taglio orizzontale del greco τ e arrotondata l’estremità inferiore dell’asta. Con riferimento alla caratteristica forma della T maiuscola, sono frequenti le locuz. a T, fatto a T, riferite con funzione aggettivale a oggetti che abbiano tale forma: squadra a T (per il disegno geometrico, ecc.), croce a T; ferri a T, profilati a T, a doppio T, sbarre d’acciaio di tipo commerciale molto usate nelle costruzioni metalliche. Con più sign., giunto a T, tipo di raccordo tra tubazioni; in elettronica, tipo di connettore che permette il raccordo fra tre cavi coassiali; nella tecnica delle radioonde, dispositivo costituito da un tratto di guida d’onda che si immette perpendicolarmente in un’altra guida d’onda (un partic. tipo di giunto a T, detto T magico, è usato nei radar). In istologia, cellule a T, le cellule nervose dei ganglî spinali, chiamate anche cellule unipolari perché hanno un solo prolungamento, che si ramifica a forma di T. In italiano, la lettera t rappresenta la consonante esplosiva dentale sorda, che si articola, come la corrispondente sonora d, appoggiando la punta della lingua contro il margine degli incisivi superiori; è quindi, propriamente, una consonante postdentale, a differenza di altre varietà di t che, pur rientrando nella classe delle dentali, hanno un punto d’articolazione un po’ diverso (è il caso del t inglese, che è alveolare, e del th inglese, che è interdentale oltreché spirante), oppure non sono nemmeno dentali, essendo articolate sensibilmente più indietro (è il caso del t siciliano di tre, che è cacuminale). Nei varî contesti fonetici possibili il t italiano conserva la sua articolazione tipica, pur ammettendo, come la maggior parte delle altre consonanti, i tre gradi: tenue (es. in piato), medio (es. in pianto), rafforzato (es. in piatto). La distinzione tra il tenue e il rafforzato ha luogo in mezzo a due vocali, o tra vocale e liquida (es. aratro di fronte a quattro); in ogni altra posizione la consonante è di grado medio. L’articolazione del t di grado tenue tende ad attenuarsi ulteriormente in molte parlate italiane: a Firenze e in buona parte di Toscana si ha la spirantizzazione (più o meno analoga a quella del c duro e del p), cioè una pronuncia del t senza contatto tra la lingua e i denti (es. la trota 〈la tħròtħa〉); pure a Firenze e nella sua provincia, ma solo in vernacolo, il t tra vocali dopo l’accento, in alcuni casi (participî in -ato, -uto, -ito, seconde persone plurali in -ate, -ete, -ite, sostantivi in -ata, e poche altre parole), può essere conguagliato al c duro e, come questo, assoggettato all’aspirazione o al dileguo (es. birbonata 〈birbonàha, birbonàa〉); nell’Italia mediana (parte delle Marche, dell’Umbria e del Lazio) si ha un principio di sonorizzazione (del tutto analoga a quella del c duro e del p), che si combina a volte con la spirantizzazione e che ha per grado estremo una pronuncia chiaramente sonora (es. la trota 〈la dròda, la dħròdħa〉). In fonetica storica, il t italiano continua il t latino in ogni posizione, iniziale (es. toro, lat. taurus), dopo consonante (es. cento, lat. centum), davanti a liquida (es. pietra, lat. petra), tra due vocali, sia semplice (es. sete, lat. sitis) sia doppio (es. attendere, lat. attendĕre; il t doppio può essere anche il risultato di un’assimilazione, come in sottrarre, fatto, sette, lat. subtrahĕre, factum, septem). Fanno eccezione le parole in cui il t latino ha subìto nel tempo il fenomeno della lenizione, cioè della sonorizzazione in d, caratteristico dell’alta Italia e accolto successivamente anche in Toscana ma per un numero limitato di voci (così spada, lido, padre, lat. spata, litus, patrem); e le parole che in latino avevano il gruppo ti + voc. (con i atono), sia originario, come tertius, sia secondario, come *platia da platĕa, dove il t ha subìto già in lat. tardo l’assibilazione, che si continua in italiano con la z sorda, singola o doppia secondo che sia preconsonantica o intervocalica (terzo, piazza), in alcuni casi con g dolce (es. pretium da cui prezzo e pregio); nelle voci dotte si ha invece -zi- (es. grazia, vizio, servizio o anche servigio, corrispondenti al lat. gratia, vitium, servitium); analogamente, da actio -onis e sim. si ha azione e sim. In questi esempî e nei moltissimi altri della stessa serie la pronuncia e la scrittura sono oggi stabili; ma fino al sec. 17° vi fu oscillazione tra le grafie vizio e vitio, azzione, azione, attione, actione, con netta prevalenza delle grafie latineggianti nei sec. 15° e 16° sotto la spinta umanistica; si intende che si pronunciava -zi- anche quando si scriveva -ti-. Il th latino, occlusiva sorda aspirata, ricorrente solo in grecismi, è reso in italiano come t; la scrittura th ebbe una certa vitalità nel Rinascimento, per vezzo umanistico (es. thesoro, mathematica, Thomaso, Mattheo) e anche, davanti a -i- atono prevocalico, per il vantaggio che offriva di non suggerire un’abusiva lettura -z- (es. Ethiopia, dove il -t- si è conservato; Scithia, dove il -t- è passato in seguito a -z-). Usi più comuni della lettera come abbreviazione o simbolo: nella forma minuscola puntata, è abbrev. di tomo in contesti bibliografici, di tara, e in descrizioni geografiche, quando sia seguita da nome proprio, di torrente; senza punto, indica, in fisica, tempo e temperatura (T la temperatura assoluta), ed è simbolo di tonnellata in metrologia, del quark top in fisica delle particelle. Nella forma maiuscola puntata, T. è talora usata come abbrev. di tutti in partiture musicali, ed è abbreviazione corrente di nomi proprî personali che cominciano con questa consonante (Teresa, Tommaso, e analogam., nell’epigrafia latina, del prenome Titus); senza punto, T è sigla internazionale, nelle targhe automobilistiche, della Thailandia; in chimica è simbolo del trizio, in elettromagnetismo è simbolo del tesla (unità di misura dell’induzione magnetica nel sistema internazionale), in metrologia del pref. tera-; negli scacchi, T è abbrev. per indicare la Torre. In immunologia, T indica riferimento al timo nella denominazione dei linfociti T, i linfociti che completano lo sviluppo nel timo; in cardiologia, onda T è detta convenzionalmente l’oscillazione positiva del tracciato elettrocardiografico normale che rappresenta la diseccitazione del miocardio ventricolare. In biochimica, T è simbolo della timina o della timidina (meno comunem. della treonina); T3 e T4 sono simboli rispettivam. della triiodotironina e della tiroxina (dove T indica la tironina, e i numeri 3 e 4 indicano gli atomi di iodio contenuti nella sua molecola). Nel codice alfabetico internazionale, la lettera t viene convenzionalmente identificata dalla parola tango.