tabacco
s. m. [dall’arabo ṭabbāq, o ṭubbāq, che prima della scoperta dell’America era nome, passato anche nello spagnolo, della pianta Inula viscosa (v. inula), da cui si estraeva una bevanda medicinale; dopo la scoperta dell’America lo spagn. tabaco e quindi l’ital. tabacco furono riferiti alle piante di Nicotiana (la cui specie più nota prese appunto il nome specifico di Nicotiana tabacum)] (pl. -chi). – 1. a. Nome delle varie specie di piante solanacee del genere nicoziana e in partic. di Nicotiana tabacum e N. rustica che hanno una distribuzione naturale in tutta l’America, in Australia e nel Sud Pacifico, e da cui si ricava rispettivamente il tabacco da fumo e da masticare, e il tabacco da fiuto: sono piante annuali, con fusto erbaceo, foglie sessili di forma variabile a seconda della varietà, fiori bianchi, rosei o rossi, disposti in pannocchie apicali, frutto a capsula con semi reniformi, di colore marrone chiaro minutissimi (un grammo contiene dai 12.000 ai 14.000 semi); caratteristica è la presenza in ogni parte, fuorché nei semi, e in quantità più o meno grande, di alcaloidi, costituiti per la massima parte da nicotina (motivo dell’uso che ne ha fatto l’uomo fin dai tempi probabilmente preistorici, e della sua coltivazione e studio nei tempi storici e attuali). Dai semi si ricava un olio (olio di semi di t.) caratterizzato da bassa acidità, usato nell’industria delle vernici e dei saponi. b. Il prodotto della pianta, ricavato dalle foglie: queste, una volta raccolte, sono sottoposte a un processo (cura) che può avvenire al sole, all’ombra, o in appositi locali a temperatura e aerazione regolabili, a seconda del tipo di tabacco che si vuole ottenere, e che determina, tra l’altro, perdita d’acqua e acquisizione di specifiche qualità organolettiche. Dopo graduali processi di fermentazione, le foglie sono quindi immerse in una soluzione acquosa di sostanze zuccherine, aromatiche, varie droghe, ecc. (concia) e, lasciate riposare, sono infine trasformate in trinciati (t. da fumo, per sigari, sigarette, pipa) o in sottili matassine da tagliare (t. da masticare) o in polvere (t. da fiuto, pop. t. da naso): t. dolce, forte; t. biondo, scuro; ciccare, masticare t.; fiutare, annusare o prendere t.; una presa, un pizzico di t. (da fiuto); com. il prov. Bacco, tabacco e Venere riducon l’uomo in cenere, con riferimento agli effetti dannosi del fumo, dell’eccedere nel consumo di bevande alcoliche e nei rapporti sessuali. Al plur., le diverse qualità di tabacco o le diverse lavorazioni e confezioni delle foglie: i t. egiziani, turchi, macedoni, virginia; t. nazionali ed esteri; manifattura dei tabacchi (e più spesso abbreviato manifattura tabacchi), stabilimento dove il tabacco, già trattato, viene lavorato e trasformato nei diversi prodotti. L’uso attuale deriva probabilmente da quello simbolico e rituale degli Indiani d’America, tra i quali è abituale, oltre che per scopi curativi, per raggiungere lo stato di trance ed entrare in contatto con il mondo degli spiriti, oppure, fumato nelle pipe (calumet), per stipulare alleanze o riconciliazioni. Per le conseguenze dell’uso del tabacco sull’organismo, v. tabagismo. 2. Color tabacco, o assol., come agg. e s. m. invar., tabacco, tono di marrone simile a quello delle foglie di tabacco seccate e conciate: un cappello, una giacca di lana, una rilegatura, scarpe, tendaggi color tabacco, o assol. tabacco. 3. T. indiano, altro nome con cui è nota una pianta del genere lobelia (Lobelia inflata). ◆ Pegg. tabaccàccio, tabacco cattivo, scadente.