tabernacolo
tabernàcolo s. m. [dal lat. tabernacŭlum, der. di taberna «baracca fatta di tavole di legno, bottega»]. – 1. a. Presso gli antichi Romani, tenda, attendamento militare; in partic., la tenda costruita, secondo precise norme rituali (ad es. per l’orientamento), per il comandante militare perché potesse prendere in essa gli auspici. b. Presso gli antichi Ebrei, santuario portatile, nel quale erano conservate le tavole della Legge e altri oggetti sacri: costruito da Mosè come luogo di culto durante l’esodo e i primi tempi passati nella terra promessa, rimase in uso fino alla costruzione del tempio di Gerusalemme. Con il sign. di «tenda, capanna», nell’espressione festa dei t. o delle capanne, la festa che gli Ebrei celebravano dopo la mietitura, secondo l’uso cananeo, ma alla quale fu connesso più tardi il ricordo della loro dimora in tende durante la migrazione nel deserto. c. Nel culto cristiano, edicola o nicchia in cui sono contenute immagini sacre, situata sia all’interno di chiese o luoghi di culto, sia all’aperto, lungo vie e sentieri, all’angolo di strade, sui muri di edifici. In partic., l’edicola chiusa, di varia ma sempre limitata grandezza, in cui si conserva l’Eucaristia (chiamata a volte anche ciborio), situata nelle chiese in varî punti, ma dall’età moderna sempre sopra l’altare. 2. a. In architettura, finestra a tabernacolo o a edicola, caratterizzata da un frontone sopra la cornice e da colonne o pilastri ai lati degli stipiti. b. Negli antichi velieri, la pedana sopraelevata sul ponte dalla quale il capitano esercitava il comando, o anche la tenda o il cassero eretti a poppa, sul ponte, per alloggio del capitano. Nelle navi moderne, conserva lo stesso nome l’alloggio protettivo della bussola magnetica sistemata nella chiesuola.