tamburo
s. m. [dall’arabo ṭunbūr, nome di uno strumento musicale a corde, incrociato con ṭabūl «tamburo»]. – 1. a. In senso ampio, strumento musicale membranofono in cui l’elemento vibrante è costituito da una o due pelli (generalm. d’asino), poste in tensione su un supporto di legno o d’altro materiale rigido dalle forme svariate (a cilindro, a clessidra, a cornice, a paiolo) e percosse in vario modo (con bacchette, mazzuoli, mani o altro); con questa accezione, sono compresi tra i tamburi anche i timpani e il tamburello, che hanno una sola pelle. In senso stretto e più com., si chiama tamburo lo strumento a due pelli, o membrane, tese mediante tiranti alle due estremità di un fusto cilindrico di legno o, più spesso, di metallo; il suono è ottenuto con la percussione, mediante due mazzuoli, della membrana superiore mentre quella inferiore, meno spessa, vibra per simpatia: suonare, battere il t.; il rullo del t., dei t.; marciare al suono, al rullo dei t.; avere il ventre (o la pancia) come un t., duro, teso. Locuz. particolari: tamburi di guerra, espressione giornalistica usata in contesti varî per significare un preannuncio più o meno clamoroso di un possibile conflitto imminente o anche di vivaci scontri e contrasti politici o d’altro genere. A t. battente, al rullo dei tamburi (dal fr. à tambour battant): arrivare a t. battente, arrivare mentre ancora il tamburo sta dando il segnale; oggi l’espressione s’adopera nel senso fig. di subito, immediatamente, su due piedi: vuole essere obbedito a t. battente; pretendeva d’essere pagato a t. battente; con questo stesso senso fig. era anche adoperata la locuz. sul t. (nata prob. dal fatto che il tamburo veniva usato talvolta come tavolino per giudizî sommarî, o per altri provvedimenti immediati, quando l’esercito era in campagna di guerra): pretese i soldi sul t.; La scritta si fissò lì sul t. (Giusti). Con altro uso fig., battere il t. (ma più com. la grancassa), fare o farsi una pubblicità rumorosa. b. Suonatore di tamburo: il t., il primo t. della banda comunale, della banda del reggimento. In partic., t. maggiore, il graduato che precede una banda militare e segna il tempo alzando e abbassando una mazza di legno, esibendosi a volte in virtuosismi nel maneggio della mazza stessa. c. In etnologia, uno degli strumenti musicali più diffusi, spec. tra i popoli africani e melanesiani, di forma cilindrica, emisferica o biconica (t. a clessidra), in legno o, più raram., in terracotta, con membrana tesa su una o entrambe le estremità. T. sciamanico, cerchio di legno coperto da un solo lato da una membrana di pelle, usato dagli sciamani della Siberia e delle popolazioni artiche per ritmare la danza induttrice dell’estasi. d. T. basco, sinon. di tamburello, come strumento musicale (v. tamburello2, nel sign. 1). 2. estens. Oggetto, arnese, apparato o congegno, elemento o organo di costruzione simile, per forma, a un tamburo: avvolgere un cavo su un t. di legno; t. per passare la farina (o altri ingredienti simili di preparazioni culinarie), sinon. ormai non com. di setaccio; t. del mulinello, nelle canne da pesca, la testa del mulinello sulla quale si imbobina il filo. In partic.: a. Nelle costruzioni meccaniche, corpo cilindrico o leggermente conico, con superficie esterna liscia o variamente scanalata, fisso o rotante, che ha funzioni diverse nelle varie costruzioni su cui è montato: t. dell’argano, parte su cui si avvolge la fune di trazione; t. del freno, il cerchione di acciaio che, negli automezzi muniti di freni chiamati appunto a tamburo, è fissato al mozzo delle ruote, e al cui interno le ganasce, espandendosi e provocando l’attrito tra i ferodi di cui sono dotate e il cerchione stesso, esercitano l’azione frenante; t. di strumenti di misurazione, l’elemento cilindrico graduato sul quale si possono leggere gli spostamenti dello strumento; pistola a t., pistola a ripetizione nella quale i proiettili sono alloggiati in un tamburo rotante. b. Nella costruzione di macchine elettriche, avvolgimento a t., quello con i conduttori disposti sulla superficie esterna del rotore cilindrico. c. In informatica, memoria magnetica a tamburo, o t. magnetico, memoria ausiliaria ad accesso diretto, costituita da un cilindro rotante ricoperto da un sottile strato di sostanza magnetizzabile sul quale possono essere registrati o letti, attraverso apposite testine, dati in codice binario. d. Nelle macchine tessili, l’organo del telaio che comanda il movimento dei licci. e. In scenotecnica, argano (chiamato anche botte o mulino) per la manovra delle funi di comando. f. Negli orologi a molla, sinon. di bariletto. g. In ottica, t. di specchi, prisma rotante le cui facce laterali sono costituite da specchi, utilizzato negli oscillografi ottici a specchio rotante, e per la scansione meccanica di immagini ai primordî della televisione, negli anni ’30 del Novecento. h. T. magico, denominazione di un apparecchio precursore della macchina da proiezione cinematografica, sinon. di zootropio. i. In fotografia, serbatoio cilindrico in cui vengono inserite le stampe impressionate e le soluzioni per il loro trattamento e che viene fatto ruotare lentamente (a mano o tramite un motorino elettrico) onde consentire un’azione uniforme dell’agente chimico sulla superficie della stampa. l. Nella scenotecnica, tamburo (o mulino o botte), tipo di argano, attualmente sostituito da motori elettrici, che ha il cilindro diviso in due parti di cui una di diametro maggiore, sulla quale si avvolgono le funi più grosse che, dopo essere passate in apposite carrucole, discendono verticalmente fino ai ballatoi, dove sono manovrate da un sistema di contrappesi, e l’altra di diametro minore, su cui si avvolgono le funi sottili, che vengono legate allo scenario; t. a degradazione, quello composto di tre o quattro rulli di diametro differente usato per allungare o accorciare più rapidamente le funi. 3. In architettura: a. Ciascuno dei blocchi che costituiscono il fusto delle colonne non monolitiche, di forma cilindrica rastremata, detto anche rocchio. b. Nelle coperture a cupola, struttura verticale su cui si imposta la calotta, con funzione di raccordo tra questa e l’edificio sottostante del quale segue la forma cilindrica o poligonale, spesso traforata da occhi e finestre, difficilmente realizzabili (spec. in epoca medievale) nella superficie sferica della calotta. c. Nelle fortificazioni rinascimentali, muraglia con feritoie eretta per maggiore protezione davanti alla porta della fortezza (chiamata a volte anche barbacane); nelle fortificazioni del 19° sec., t., o t. difensivo, organo di fiancheggiamento a uno o due piani eretto ai fronti di gola per fiancheggiamento del fosso, con funzione sia di difesa dell’imbocco delle opere fortificate sia di difesa esterna ravvicinata. 4. a. ant. La cassa in cui si conservava, nella sede dell’erario, il denaro pubblico. b. A Firenze e in altre città italiane dell’età comunale, cassetta chiusa a chiave, appesa o murata nelle chiese o in altri luoghi pubblici, nella quale si mettevano, attraverso una fessura, le denunce anonime contro i cittadini ritenuti colpevoli di reati perché fossero inoltrate a un determinato magistrato, il cui nome era scritto sulla cassetta stessa. c. Sportello di un mobile, spec. di scrittoio, del quale nasconde gli scomparti dell’alzata, scorrevole entro guide e costituito generalmente da sottili strisce di legno convesse, incollate su un rinforzo di tela, disposte in senso orizzontale (nel qual caso lo sportello ha per lo più la forma di un quarto di cilindro e scorre verso l’alto) o in senso verticale (e in questo secondo caso lo sportello, disposto perpendicolarmente al piano dello scrittoio, scorre entro le pareti laterali del mobile). Tale tipo di chiusura, diffuso dalla Francia in Inghilterra, Stati Uniti e Italia, ebbe particolare fortuna nella seconda metà del sec. 18°. 5. Nel linguaggio giornalistico, tamburo o tamburone, l’annuncio che viene pubblicato, per lo più incorniciato da filetti tipografici, su quotidiani e periodici verso la fine di ogni anno, contenente i prezzi e le modalità di abbonamento per l’anno successivo (così chiamato per il suo carattere pubblicitario, quasi un battere la grancassa o il tamburo per procurarsi abbonamenti). 6. a. Razza di colombi, generalmente calzati e muniti di un ciuffo sul capo, che durante il corteggiamento emettono suoni somiglianti al rullio di un tamburo. b. Pesce tamburo, nome di varî pesci della famiglia scienidi, comuni nell’Atlantico e nell’Oceano Indiano, che emettono un suono simile a quello di un tamburo (prodotto dal rapido contrarsi e rilasciarsi dei muscoli della vescica natatoria, che mette in vibrazione la parete della vescica stessa). Anche, altro nome del pesce luna della famiglia molidi (v. luna, n. 6 a) e del pesce cinghiale (v. cinghiale, n. 4). ◆ Dim. tamburino, tamburèllo e raro tamburétto, anche con sign. proprî (v. le singole voci); accr. tamburóne (nel linguaggio giornalistico, lo stesso che tamburo nel sign. di cui al n. 5; nell’uso ant., sinon. di grancassa); pegg. tamburàccio (che anticam. indicò anche un tipo speciale di tamburo).