tapascione
s. m. e f. e agg. (scherz.) Nel gergo dei maratoneti, chi partecipa alle gare senza intenti agonistici, per il puro piacere di portare a termine il percorso. ◆ In cinquemila alla Roma-Ostia: la vittoria è di Battocletti e della Alagia "Ma dove andate?". "Ad Ostia, nonne'!". "A piedi ?". Scampoli di dialogo ad un semaforo sulla Colombo. L'anziana signora non nasconde lo stupore davanti al popolo tapascione che si raduna di prima mattina al Palaeur. Sono i cinquemila e passa della classica maratonina Roma-Ostia. (R. St., Corriere della sera, 26 febbraio 2001, p. 57) • La domanda più ricorrente, quella che fa da spartiacque tra chi ne ha corsa una e chi non lo farebbe mai, è «quant'è lunga?». E allora, con un po' di annoiata sufficienza, il tapascione risponde «se si chiama maratona è 42 chilometri, altrimenti sarebbe un'altra cosa». (Linus, Repubblica, 9 aprile 2011, Milano, p. 1) • - Hippie anche durante l'allenamento? - Sui carichi non direi, sul resto più che hippie, tapascione. Lei si muove con una borsa che pare il cestino di Cappuccetto Rosso. Pesa quintali e se la porta sul manubrio della bici, nessuno sa come. (Giulia Zonca intervista la maratoneta Valeria Straneo, Stampa, 5 agosto 2014, p. 37, Sport).
Voce di oririgine lombarda, che ha una base in una forma dialettale, trascritta come tappascià nel Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini (1814). Questa la definizione del verbo: «Voce che propriamente significa far passi piccioli e frequenti, ed a cui dovrebbero corrispondere le voci toscane Far passi triti. Camminicchiare. Sgambare. Scarpettare. Zampettare».