tappare
v. tr. [der. di tappo]. – 1. Chiudere con un tappo: t. la bottiglia, il fiasco, la botte (cfr. stappare); per estens., chiudere un buco qualsiasi: il calafato tappa i buchi della barca con stoppa e pece; t. i buchi con lo stucco e scartavetrare la tavola; in senso fig., t. un buco, t. una falla, rimediare alla meglio a qualcosa, o anche pagare un debito. Con riferimento ad aperture più larghe, chiuderle in modo da eliminare ogni fessura: t. la finestra, la porta. 2. Nell’uso fam., con accezioni più ampie e per lo più fig., come corrispondente espressivo di chiudere: gli rispose a quel modo tanto per tappargli la bocca; tapparsi il naso, le orecchie, gli occhi, per non sentire odori o cose sgradevoli, per non vedere; t. qualcuno in un luogo, chiuderlo dentro, e rifl. tapparsi in casa, nella stanza, chiudersi dentro per non vedere o ricevere nessuno, o per sottrarsi a un pericolo: stava tappato in casa, con tanto di catenaccio, e non metteva fuori nemmeno il naso (Verga). ◆ Part. pass. tappato, anche come agg.: una bottiglia tappata; starsene, restare tutto il giorno tappato in casa, chiuso senza volere o poter uscire; fam., avere il naso tappato, chiuso, intasato per raffreddore o altro; sentirsi le orecchie tappate, avere una momentanea sensazione di ipoacusia per lo più dovuta a cause transitorie.