tardodemocristiano
(tardo-democristiano), agg. Relativo alla fase finale della storia della Democrazia Cristiana. ◆ [Giuseppe] Brugnoli, che è stato direttore de «L’Arena» e conosce l’anima della città, dice che [Gianfranco] Fini ha perso quand’è venuto a «riconoscere i valori antifascisti. Ha infastidito i suoi, non ha guadagnato nulla e la protesta s’è trasferita nel pulviscolo delle liste civiche». Di destra, conservatrice, tardodemocristiana, Verona galleggia ora verso un ballottaggio che non riscalda i cuori e non innesca la politica. (Cesare Martinetti, Stampa, 27 maggio 1998, p. 4) • È come se l’anima «prodiana» dell’alleanza, dopo aver a lungo dubitato circa la bontà dell’operazione, avesse deciso di distinguersi sul piano delle idee. Come dire: il tormentato accordo con il Ppi e i piccoli gruppi centristi di [Clemente] Mastella e [Lamberto] Dini (ma non con i socialisti di [Enrico] Boselli) non può essere solo la riedizione di un partito tardodemocristiano, pensato per rastrellare seggi moderati in Parlamento. (Stefano Folli, Corriere della sera, 19 ottobre 2000, p. 13, Commenti) • Rutelliani, prodiani, parisiani. E poi popolari, laici, liberali, socialisti, ambientalisti. Un vortice, una girandola di congressi, di circoli, di tessere, con un corollario tardo-democristiano di ricorsi e contestazioni. Se c’è un partito versatile, anzi di più, un partito costitutivamente eclettico, questo è la Margherita. Con uno spettro variegatissimo di sfumature, di tradizioni, di ispirazioni, di culture. (Edmondo Berselli, Repubblica, 13 aprile 2007, p. 16, Politica).
Composto dal confisso tardo- aggiunto al s. m. e agg. democristiano.