tarlo
s. m. [prob. lat. tarmes (v. tarma), incrociato con *cariolus «tarlo»]. – 1. a. Nome con cui sono indicati comunem. gli adulti e le larve di alcuni insetti che vivono nel legno secco o fresco, scavandovi gallerie: sono per lo più coleotteri delle famiglie lictidi e anobidi, noti per i loro richiami sessuali (il picchiettio detto orologio della morte) e per le gallerie scavate dalle larve degli adulti che possono danneggiare talvolta gravemente mobili e sculture in legno; sono compresi tra i tarli anche alcuni cerambicidi, che con le loro gallerie e i rispettivi fori d’uscita, ampî fino a 6 mm di diametro, compromettono la solidità di impalcature e deturpano la mobilia. Tarlo degli alberi da frutto, lepidottero della famiglia cossidi, sinon. di zeuzèra. b. In similitudini, come termine di raffronto di pene segrete e continue: Ché legno vecchio mai non róse tarlo Come questi [Amore] ’l mio core (Petrarca). Quindi, metaforicamente, dolore, tormento continuo e segreto: il t. del dubbio, del rimorso, della gelosia, dell’invidia; Or freddo, assiduo, del pensiero il tarlo Mi trafora il cervello (Carducci). Ant., averci il t. con qualcuno, portargli rancore. 2. Nome pop. della onicomicosi degli equini.