tartaro2
tàrtaro2 s. m. [dal lat. mediev. tartar, tàrtarum (di origine araba)]. – 1. Deposito lasciato nelle botti dai vini (t. delle botti), costituito da una incrostazione compatta di colore bruno scuro, composta da varî sali fra i quali predomina il tartrato acido di potassio, detto anche cremortartaro: il tartaro delle botti costituisce una delle materie prime nell’industria dell’acido tartarico e dei suoi sali. In partic., in chimica: a. T. depurato, o cremore di t. o cremortartaro, v. cremore e tartrato. b. T. ammoniacale, altro nome del tartrato di potassio e ammonio, dotato di proprietà lassative. c. T. emetico, altro nome del tartrato di potassio e antimonio, dotato di proprietà emetiche ed espettoranti, usato in tintoria come mordente per fissare colori basici su cotone, pelli e pellicce, e un tempo in veterinaria come antiparassitario intestinale e del sangue. d. T. marziale puro, altro nome del tartrato di ferro e potassio (v. tartrato). 2. T. dentario (o, assol., il t.), il deposito che si forma sui denti, costituito da concrezioni di sali di calcio insolubili, cellule epiteliali desquamate dalla mucosa orale, ammassi di microbî della flora batterica del cavo orale: si raccoglie intorno al colletto del dente in forma di deposito biancastro o giallo-cretaceo, più o meno facilmente rimovibile. 3. Nome (anche testina) usato in talune zone del Lazio e della Toscana per indicare un tufo calcareo di colore bianco o tendente al giallognolo o al rossiccio, spugnoso e cavernoso, molto leggero, spesso associato al travertino (del quale è più recente), usato, spec. in passato, come pietra da costruzione.