tartaruga
s. f. [dal gr. tardo ταρταροῦχος, nome di uno spirito immondo (comp. di Τάρταρος «tartaro3» e ἔχω «avere, abitare»): nel simbolismo cristiano primitivo la tartaruga rappresentava lo spirito del male]. – 1. a. Termine con cui si indicano spesso genericamente i rettili dell’ordine dei chelonî, ma che più propriamente dovrebbe essere limitato alle specie marine (mentre per le terrestri è più appropriato il nome di testuggine): hanno un caratteristico corpo tozzo, rinchiuso in una robusta corazza composta da un numero vario di piastre ossee saldate perfettamente fra loro, che formano uno scudo dorsale e un piastrone ventrale (generalmente rivestiti da scaglie cornee disposte a mosaico o embricate); scudo e piastrone sono per lo più uniti lateralmente tra loro da un ponte osseo, che lascia delle aperture solo per il passaggio della testa, degli arti e della coda; le vertebre e le costole sono saldate insieme e con lo scudo, il cranio è di tipo anapside, e le mascelle sono prive di denti e ricoperte da un astuccio corneo o becco; gli arti, a cinque dita, sono trasformati, nelle specie acquatiche, in pale per il nuoto. Le tartarughe, animali cosmopoliti, sono ovipare, depongono uova voluminose e ricche di tuorlo in buche scavate nella sabbia, sono assai longeve e alcune specie possono raggiungere proporzioni gigantesche. Nel Mediterraneo sono comuni la t. marina comune (Caretta caretta), la t. verde (Chelonia mydas), ed è anche presente, ma non si riproduce, la t. liuto o dermochelide (Dermochelys coriacea). b. fig. Per la sua proverbiale lentezza nel muoversi sul terreno, la tartaruga (nella sua accezione più ampia che comprende anche le specie terrestri) è spesso assunta come termine di confronto o di identificazione in espressioni iperb. e scherz. riferite a persone, animali o mezzi di trasporto che procedono con grande lentezza: su, affretta il passo: cammini come una t.!; questo treno è una t., non si arriva mai. 2. La carne della tartaruga, commestibile e pregiata (soprattutto quella di Chelone mydas): brodo, zuppa di tartaruga. 3. Materiale che si ricava dalle placche cornee dello scudo dei chelonî e che, opportunamente lavorato, viene impiegato per fabbricare oggetti varî (montature di occhiali, pettini, fermagli, ecc.). Con riferimento a questo materiale, colore t., colore arancione caldo, tendente al marrone bruciato. 4. Nome con cui è indicata comunem. una locomotiva elettrica delle ferrovie italiane. 5. Plafoniera ovale, protetta da una rete metallica, utilizzata anche per esterni, la cui forma ricorda vagamente quella di una testuggine. ◆ Dim. tartarughina; accr. tartarugóna.