tassa
s. f. [dal lat. mediev. taxa, deverbale di taxare «tassare1»]. – 1. a. Il compenso, talora inferiore al costo, pagato dal privato a un ente pubblico per un servizio a lui reso dall’ente stesso dietro sua domanda (distinta, in finanza, da imposta, che è obbligatoria e alla quale non corrisponde una specifica prestazione soggettiva): t. fisse, t. variabili, e, se variabili, t. proporzionali, progressive, scalari; t. giudiziarie o t. sugli atti della giustizia civile; t. scolastiche; t. sulle concessioni (governative, regionali, comunali), t. sui certificati. b. Nell’uso com., sinon. improprio di imposta, e, con valore più generico e complessivo, denominazione di ogni tipo di contributo: pagare le t. (sono uno che paga le t., io!, espressione usata per reclamare in tono polemico diritti veri o presunti); le t. sono aumentate; metà del reddito se ne va in tasse. 2. Sinon. improprio di tariffa; in partic., t. aeroportuali, tariffe che per ciascun aeroporto sono imposte a compenso dei servizî forniti e delle attrezzature usate (assistenza tecnica, uso di attrezzature di decollo, atterraggio e parcheggio, ecc.). 3. ant. Tributo di vario tipo, a carattere di tassa vera e propria, d’imposta, ecc. Il termine fu anche usato nei sign. di multa, di prezzo fissato dall’autorità, retribuzione di ufficiale pubblico, e sim.; indicò anche, in partic., l’elemosina stabilita dal papa in occasione di giubilei, pagando la quale si poteva essere esentati dal viaggio a Roma senza rinunciare ai benefici del giubileo.