tecnocomunicativo
agg. Relativo alle tecnologie della comunicazione. ◆ Il libro [di Franco Bolelli, «Più mondi. Come e perché diventare globali»] mescola saggiamente riferimenti musicali, cinematografici, filosofici, politici, letterari, per proporre una terza via tra l’opposizione tout court e l’appoggio incondizionato alla globalizzazione, tra chi «fa finta che globalizzazione e estensione tecnocomunicativa non esistano e chi scodinzola dietro una new economy e una innovazione tecnologica che incatenano gli esseri umani a un ruolo triste e miserevole». (Ernesto Assante, Repubblica, 25 febbraio 2002, p. 32, Cultura) • Su questa cosa lui [Steve Jobs] ci ha costruito un impero, quello della mela sbocconcellata che regna sull’universo tecnocomunicativo. «Stay hungry, stay foolish», è questa la formula vitale e progettuale di Steve Jobs. Rimani affamato, rimani giocoso. Non smettere mai di cercare, di alzare il tiro, di alimentare il tuo fuoco. E non smettere mai di produrre allegria, energia, eccitazione. Forza di volontà, mente che corre, sorriso sulle labbra. Funziona per inventarsi il Mac e l’iPhone, funziona per viversi la propria vita in tutta la sua pienezza e ricchezza. (Franco Bolelli, Repubblica, 16 luglio 2008, Milano, p. XI).
Composto dal confisso tecno- aggiunto all’agg. comunicativo.
Già attestato nel Corriere della sera del 29 aprile 1995, p. 35, Spettacoli (Cesare Medail).