tecnopopulista
(tecno-populista) agg. In politica, caratterizzato da tecnopopulismo. ♦ E il paradosso sta nel fatto che, dietro l'enfasi posta sul trasferimento al popolo d'ogni potere, si scorge troppo spesso una nuova maniera per concentrarlo. L'astuzia tecno-populista sembra così indicare pure la strada per «sciogliere il popolo», secondo l'ironica espressione di Bertolt Brecht. O, almeno, per approdare ad una "democrazia senza popolo", liberata da quei conflitti che pure sarebbero nella sua natura e che, esclusi dalla sfera istituzionale, si riproducono nella sfera sociale in modo virulento, incentivando interventi autoritari, in una spirale che logora gli stessi residui democratici. (Stefano Rodotà, Repubblica, 25 aprile 2014, p. 31, Commenti) • La Morghen (che ha portato con se il suo specialista di cultura e turismo) immagina una città-parco, un museo in forma di città, con connotazioni sostenibili, energetiche, ambientaliste, tecnopopuliste. I grillini partendo dal concetto che "la cricca uccide la cultura" hanno in mente di fare tabula rasa dell'esperienza di Ferrara Arte aprendo i Diamanti alla contemporaneità anche locale. (Stefano Scansani, Nuova Ferrara.it, 18 maggio 2014, Cronaca) • Nella crisi infinita dei partiti tradizionali cresce un messaggio di profonda contestazione alle classi politiche, amministrative ed economiche in nome della protezione e del riscatto del popolo mentre, al tempo stesso, il capitalismo globale non può fare a meno dei tecnici per gestire le sue complessità. I segni e gli effetti su larga scala della tensione tecnopopulista sono evidenti: le contrattazioni del Ttip, l’accordo commerciale tra Unione europea e Stati Uniti d’America, si sono bloccate definitivamente per le proteste dei movimenti populisti e le indecisioni dei committees tecnocratici; il problema dell’immigrazione partorisce molte risposte amministrative e costituisce un capitale politico per molti dei nuovi partiti europei, ma non delinea risposte decise da parte dei governi, cioè della politica tradizionale. In questo scenario, chi paga il prezzo della dialettica tecnopopulista sono proprio le classi politiche e le arti che queste rappresentano: mediazione, moderazione, prudenza, ricerca del compromesso. Tuttavia, il tecnopopulismo non è una soluzione possibile, ma un pericolo. (Lorenzo Castellani, Foglio.it, 20 settembre 2016) • A sentire le quotidiane dichiarazioni dei politici italiani sembra che esistano due mondi distinti e non comunicanti, da una parte quello reale e dall'altra quello immaginato e propagandato da loro. Forse nel tentativo di colmare il divario che separa sempre più questi due universi, il nuovo governo tecnopopulista ha voluto mettere nero su bianco il suo programma. Carta canta. Ma il cosiddetto contratto di governo del cambiamento è un elenco di pie intenzioni che, senza le risorse, non hanno alcuna possibilità di essere realizzate. Una mera prosecuzione della campagna elettorale. (Marino Longoni, ItaliaOggi, 6 giugno 2018, p. 2).
Composto dal confisso tecno- aggiunto all’agg. e s. m. e f. populista.