teda
tèda s. f. [dal lat. taeda, affine al gr. δαΐδα, accus. di δαΐς, che aveva gli stessi sign., der. di δαίω «ardere»], letter. – 1. In origine, pino selvatico ricco di resina e perciò molto combustibile, adatto a farne torce: con le proprie mani uccise una bianca agna, e le interiori di quella divotamente per vittima offerse nei sacrati fochi, con odoriferi incensi e rami di casti ulivi e di teda e di crepitanti lauri (Sannazzaro); fatta la pira, E d’ilici e di tede aride e scisse Altamente composta ... (Caro). 2. a. Fiaccola formata da un ramo resinoso, usata nell’antichità in riti sacri e nelle cerimonie nuziali per accompagnare di notte la sposa dalla casa paterna alla casa dello sposo: delle t. al chiaro Per le contrade ne venìan condotte Dal talamo le spose (V. Monti; il talamo è qui la stanza verginale nella casa paterna); Al chiaror de le t. nuziali (Pascoli). b. fig. La t. nuziale, le t. nuziali, le nozze. Meno com. (anche senza l’agg. nuziale), il matrimonio, la vita matrimoniale: Sto soggiogata alla t. legittima (Poliziano).