telescopio
telescòpio s. m. [dal lat. mod. telescopium, coniato nel 1609 (e divulgato nel 1611 per denominare lo strumento ideato da Galilei) sull’esempio del gr. τηλεσκόπος «che vede lontano»; v. tele- e -scopio]. – 1. a. Apparato o strumento per l’osservazione di oggetti distanti; in partic., nome dato agli strumenti ottici usati in astronomia per l’osservazione dei corpi celesti, distinti in t. diottrici (o rifrattori) e t. catottrici (o riflettori) a seconda che l’obiettivo sia costituito da una lente (o un sistema di lenti) o da uno specchio; i primi sono chiamati anche cannocchiali, mentre il termine telescopio è ormai diventato sinonimo di t. catottrico. I telescopî catottrici, il primo dei quali fu realizzato da Newton nel 1671, sono costituiti da uno specchio (detto specchio principale o primario), per lo più paraboloidico (sul cui fuoco può essere collocato direttamento lo strumento con cui viene compiuta l’osservazione astronomica) e da una montatura meccanica che, oltre ad esplicare la funzione di sostegno dell’ottica e della strumentazione, permette l’orientazione del telescopio verso un qualsiasi punto del cielo. Si possono avere t. a montatura equatoriale e t. a montatura altazimutale (v. montatura, n. 1 b); per portare l’immagine in una posizione più facilmente accessibile o per ottenere una distanza focale complessiva maggiore possono essere interposti specchi piani o curvi (iperboloidici) che, a seconda della combinazione ottica utilizzata, danno origine a diverse configurazioni focali, per cui si distinguono: t. a sistema newtoniano, in cui la luce viene riflessa lateralmente al fascio incidente per mezzo di uno specchio piano posto sul percorso dei raggi riflessi e inclinato di 45° rispetto all’asse dello strumento; t. Cassegrain 〈kasġrẽ′〉 (ideato dallo scienziato fr. J. Cassegrain nel 1672), in cui uno specchio secondario iperboloidico convesso, cioè divergente, collocato poco prima del fuoco dello specchio principale paraboloidico concavo, riflette il fascio luminoso e fornisce un’immagine ingrandita attraverso un foro praticato nel centro dello specchio primario; t. Nasmyth 〈nèi∫mitħ〉 (dal nome dell’ingegnere ingl. J. Nasmyth), variante del precedente a cui viene aggiunto uno specchio piano a 45° collocato tra lo specchio primario e il secondario in modo da avere l’immagine posta in punto fisso fuori dall’asse ottico dello specchio primario consentendo in tal modo il montaggio di strumenti pesanti, specialmente nel caso di montatura altazimutale; t. coudé (agg. fr. che significa «piegato a gomito», con riferimento alle deviazioni che vi subiscono i raggi di luce), altra modifica del telescopio Cassegrain usata nei telescopî a montatura equatoriale, in cui l’immagine viene rinviata lungo l’asse del telescopio per mezzo di un certo numero di specchi piani con gli stessi vantaggi del telescopio Nasmyth; t. Schmidt 〈šmit〉 (dal nome dell’ottico ted. B. V. Schmidt), in cui l’obiettivo è costituito da uno specchio sferico concavo nel cui centro di curvatura è posta una lastra sottile di vetro (detta lastra correttrice) avente lo scopo di correggere l’aberrazione di sfericità dello specchio stesso: questo strumento ha un campo otticamente corretto di parecchi gradi, di gran lunga più ampio di quello che si può ottenere negli altri strumenti, per cui si possono raggiungere grandi aperture relative che permettono di costruire strumenti molto luminosi; t. solare, progettato in particolare per l’osservazione del Sole. Negli ultimi anni sono stati realizzati telescopî con controllo attivo dell’ottica, che utilizzano specchi di grande superficie ma di piccolo spessore, con una notevole riduzione del peso dell’intera struttura del telescopio: in essi un calcolatore elettronico permette di controllare in tempo reale la forma della superficie degli specchi compensando le aberrazioni indotte dalle deformazioni strutturali delle lenti o addirittura (nei t. a ottica adattabile o adattiva) dalle rapide variazioni atmosferiche; e t. a immagine elettronica, che impiegano come rivelatori di luce sensori a scorrimento di carica (v. sensore), o sistemi elettronici sensibili a singoli fotoni, o ancora fototubi in grado di intensificare la luce in arrivo; questi nuovi sistemi tendono a sostituire completamente la lastra fotografica, il rivelatore principalmente usato nei telescopî per più di un secolo. Caratteristiche fondamentali dei telescopî sono: l’apertura relativa, cioè il rapporto tra la distanza focale dell’obiettivo e il suo diametro (quanto più piccolo è questo rapporto tanto più brevi sono i tempi di esposizione necessarî per acquisire immagini di oggetti deboli estesi, quali per es. le galassie lontane); e il potere risolvente, espresso in termini di separazione angolare, determinato in linea di principio dal rapporto tra la lunghezza d’onda e il diametro effettivo dell’obiettivo, ma che, a causa della turbolenza atmosferica (v. seeing), anche nelle migliori condizioni non è mai minore di qualche frazione di secondo di arco; questo limite è superato nel t. spaziale, che, posto in orbita nello spazio attorno alla Terra, è esente dalle limitazioni imposte alle osservazioni astronomiche dalla presenza dell’atmosfera terrestre e consente quindi di estendere tali osservazioni dall’estremo ultravioletto al lontano infrarosso in una gamma di frequenze più ampia di quella accessibile ai tescopî posti sulla superficie terrestre e con un potere risolvente da 5 a 10 volte più grande; in questa categoria rientrano anche i telescopî per l’osservazione di raggi x o X-telescopî (v. in fondo alla voce X). T. terrestre, strumento che, a differenza dei telescopî astronomici che formano immagini capovolte rispetto agli oggetti, utilizza dispositivi invertitori per raddrizzare le immagini; t. zenitale, cannocchiale specificamente destinato alla misura delle distanze zenitali, particolarmente impiegato per lo studio delle variazioni della latitudine. Con riferimento alla caratteristica struttura dei telescopî rifrattori (cannocchiali) più comuni, cioè quelli di piccole dimensioni, con due o più elementi tubolari scorrevoli l’uno nell’altro (per mettere a punto le lenti così da ottenere la messa a fuoco dell’immagine), è di uso corrente la locuz. agg. a telescopio, equivalente a telescopico (nel sign. 2): ammortizzatori a telescopio. b. In fisica, t. di contatori, dispositivo per lo studio delle radiazioni corpuscolari, soprattutto della radiazione cosmica, costituito da un certo numero di contatori di particelle disposti in modo da selezionare le particelle provenienti da determinate direzioni. 2. Altro nome del pesce occhio di drago, dato in relazione agli occhi allungati e sporgenti (quasi come un telescopio) su due peduncoli. 3. In astronomia, Telescopio (lat. scient. Telescopium), nome di una costellazione del cielo australe formata da una cinquantina di stelle visibili a occhio nudo.TAV.