televisione
televiṡióne s. f. [comp. di tele- e visione, sull’esempio dell’ingl. television]. – 1. Sistema di telecomunicazione destinato alla trasmissione a distanza, per mezzo di un cavo elettrico o di un radiocollegamento, di immagini di oggetti fissi o in movimento, per lo più accompagnate da suoni. Tale trasmissione avviene per mezzo di un’apparecchiatura di ripresa (telecamera) che trasforma l’immagine da trasmettere in un segnale elettrico, mediante un procedimento (analisi) nel quale un pennello elettronico la scompone in un grande numero di elementi, secondo un numero standard di righe orizzontali e a un ritmo prefissato di immagini complete al secondo; e di un’apparecchiatura ricevente (televisore) alla quale viene trasmesso il segnale opportunamente amplificato e trasformato per essere riconvertito, mediante un procedimento inverso (sintesi), in un’immagine, simile a quella originale, composta di elementi di luminosità variabile (nella t. in bianco e nero), o da terne di punti di diverso colore, anch’essi di luminosità variabile (nella t. a colori). In partic., t. radioelettrica o radiotelevisione, la televisione realizzata mediante un radiocollegamento; t. circolare, la diffusione, via radio (radiodiffusione televisiva) o via cavo (telediffusione su cavo) di programmi audiovisivi a un gran numero di utenti; t. a circuito chiuso, la televisione che consiste nel trasmettere da un posto trasmittente a uno o pochi posti riceventi, in genere per mezzo di un cavo coassiale o mediante un ponte radio (è usata, per es., nell’industria per seguire a distanza lavorazioni pericolose, nelle esplorazioni sottomarine e sotterranee, in impianti di sorveglianza, per stabilire collegamenti audiovisivi tra ambienti diversi, ecc.); t. ad alta definizione (o ad alta risoluzione), sistemi che migliorano la qualità (definizione) delle immagini trasmesse rispetto ai sistemi tradizionali, utilizzando un numero maggiore di righe orizzontali (oltre mille) per la scomposizione e ricomposizione delle singole immagini; t. digitale, sistema che utilizza tecnologie digitali per la compressione e la ricezione del segnale, garantendo un risparmio sui costi di trasmissione e una maggiore qualità delle immagini; t. interattiva, quella che consente all’utente di intervenire nella programmazione tramite un decoder digitale e un telecomando, in maniera più o meno accentuata, per es. partecipando in diretta ad un telequiz o votando concorrenti in un reality show. Per i servizî pay-per-view e pay-tv, v. le voci. 2. estens. a. L’organizzazione tecnica, amministrativa, artistica che provvede all’esecuzione e alla diffusione dei varî programmi televisivi: che cosa trasmette oggi la t.?; i dirigenti, i tecnici, gli esperti, i cantanti, i presentatori della t. italiana (dove il sing. televisione sostituisce, con valore collettivo, il più proprio ed esatto reti televisive, e così vanno intese anche le due locuz. che seguono); le t. private o (nel linguaggio giornalistico e com.) libere, quelle gestite da privati, distinte da quelle controllate dallo stato. In queste accezioni, è frequente nel linguaggio ufficiale il termine radiotelevisione (che comprende anche le trasmissioni radiofoniche), mentre nell’uso corrente e colloquiale si preferisce la sigla TV (pron. tivvù). b. In qualche caso, la stazione trasmittente: la sede, l’antenna della televisione. c. Nel linguaggio fam., impropriam., l’apparecchio ricevente televisivo, cioè il televisore: accendere, spegnere la t.; comprare una t. nuova; mio figlio passa pomeriggi interi davanti alla televisione.