temperare
(o temprare) v. tr. [dal lat. temperare (con i varî sign. del n. 1), der. di tempus -pŏris «tempo»] (io tèmpero o tèmpro, ecc.). – 1. a. ant. In senso proprio e originario, mescolare nelle giuste proporzioni, con partic. riferimento al vino (poiché i Romani usavano mescolarlo con l’acqua per renderlo meno forte); di qui, per estens., mescere: Moviti, Clori, e tempra Un bicchier ampio di gentil Gandolfo, ... Temprane un di buon Corso, un di buon Greco, Ed un d’amabilissima Verdea (Chiabrera). Meno com. con riferimento ad altre sostanze: t. un veleno, prepararlo mescolando i diversi ingredienti; t. i colori, stemperarli: alcune storie del Testamento Vecchio, le quali Alessio [Baldovinetti] abbozzò a fresco e poi finì a secco, temperando i colori con rosso d’uovo mescolato con vernice liquida fatta a fuoco (Vasari). b. Nel linguaggio gastronomico, t. il cioccolato, farlo fondere a bagnomaria, raggiungendo una determinata temperatura, raffreddarlo, rimescolandolo un po’, e successivamente farlo di nuovo fondere a una temperatura più bassa; con questo procedimento il cioccolato può essere usato per formare glasse e coperture, o per preparare cioccolatini. 2. fig. a. Correggere qualche cosa col mescolarvene un’altra contraria o comunque atta ad attenuare o addolcire ciò che vi è in essa d’eccessivo: temperò l’asprezza del rimprovero con una parola affettuosa; temprando col dolce l’acerbo (Dante); Misere labbra, che temprar non sanno Con le galliche grazie il sermon nostro (Parini); più genericam., attenuare, mitigare: Oh, se questa temenza Non temprasse l’arsura che m’incende (Petrarca); Or che Bacco vienmi intorno Con bel nembo di rugiada, A temprar la mia gran sete (Chiabrera); la dolcezza Del dì fatal tempererà l’affanno (Leopardi). In qualche caso, modificare, migliorare: credeva essere stato fatto gonfaloniere ... per vigilare lo stato, correggere la insolenza de’ potenti e temperare quelle leggi per lo uso delle quali si vedesse la republica rovinare (Machiavelli). b. Moderare, frenare: t. l’ardore, le passioni; t. il rigore della disciplina, delle pene; molto fu malagevole a temperare il furore di Capodoca che non volesse uccidere la moglie (Sacchetti); m’avvidi ... ch’ei tremava, e attribuendo quel tremito alla sua vecchiezza, un misto di pietà e di reverenza temperò il mio orgoglio (Pellico); O se mi resta un grano di pazzia, Da qualche pelo bianco è temperata (Giusti). Con questo sign., è rara anche nell’uso ant. e letter. la forma temprare: tempra la lingua quando sei turbato, acciò che non ti ponga in malo stato (ant. prov. tosc.). Nel rifl., contenersi, moderarsi: temperarsi nel vino, nel cibo, nelle parole; ant. con la prep. da: temperarsi dal vino, dall’ira, dalle lacrime, trattenersi, non lasciarsi trasportare o vincere da, non cedere a, ecc. c. ant. o raro. Regolare: Spesso Imeneo col suon di sua zampogna Tempra lor danze (Poliziano); temperava l’oriuolo di Palagio ... uno Niccolò da San Friano (Machiavelli). d. ant. o poet. Fondere i suoni in un insieme armonico, accordare: la rota che tu sempiterni Desiderato, a sé mi fece atteso Con l’armonia che temperi e discerni (Dante), l’armonia delle sfere celesti, che Dio accorda in suoni sapientemente distribuiti; Temprar potess’io in sì soavi note I miei sospiri (Petrarca); in partic., temperare le corde, di uno strumento musicale, o più brevemente t. uno strumento, accordarlo: E tempra tu la cetra a’ nuovi carmi, Mentr’io canto l’amor di Iulio e l’armi (Poliziano); Ti priego che tu temperi la lira (Pulci, ad Apollo). In musica, con accezione più specifica, accordare le corde di uno strumento secondo intervalli diversi da quelli canonici (v. temperamento, n. 4). 3. a. Dare la tempra: t. l’acciaio, il vetro (con questo sign. è oggi preferita la forma temprare, che è la sola usata nel senso fig. di rendere forte o più forte). b. Per estens., nell’uso letter., formare, plasmare: Come ’l bue cicilian che mugghiò prima Col pianto di colui ... Che l’avea temperato con sua lima (Dante); a Giove tolte son l’arme di mano Temprate in Mongibello a tutte prove (Petrarca); in senso fig.: temprando lo scettro a’ regnatori Gli allòr ne sfronda (Foscolo). 4. Fare la punta, appuntare in modo da rendere atto alla scrittura, riferito in origine alla penna d’oca e oggi (solo nella forma temperare) a matite, mine e sim. ◆ Part. pass. temperato (e temprato), anche come agg., con usi e accezioni partic. (v. temperato; per la variante temprato, v. temprare).