tenere
tenére v. tr. [lat. tĕnēre] (pres. indic. tèngo [ant. tègno], tièni, tiène, teniamo [ant. tegnamo], tenéte, tèngono [ant. tègnono]; pres. cong. tènga ..., teniamo, teniate, tèngano [ant. tègna ..., tegnamo, tegnate, tègnano]; imperat. tièni, tenéte; pass. rem. ténni, tenésti, ecc. [ant. tenéi o tenètti, tenésti, ecc.]; fut. [contratto] terrò, ecc.; condiz. [contratto] terrèi, ecc.; part. pass. tenuto). – 1. a. Avere in mano o tra le mani; stringere qualcuno o qualcosa con le mani, tra le braccia o in altro modo perché non cada, non si muova, non fugga: t. in mano un libro, una borsa, un mazzo di fiori; t. in braccio, in collo un bambino, un cagnolino; t. un sacco sulle spalle; t. la penna in mano, anche con uso fig. (v. penna, n. 3 d); t. la racchetta con la sinistra; tieni il lume con tutte e due le mani, che non ti cada!; è pazzo, tenetelo! In partic., nel linguaggio alpinistico, arrestare la caduta del compagno di cordata o anche, più genericam., fare assicurazione (v. assicurazione, n. 1 c); nel pugilato, t. l’avversario, impedirgli, irregolarmente, il movimento delle braccia per frenarne in qualche modo l’attacco, anche cercando di recuperare le proprie forze messe alla prova. Con un compl. formato con la prep. per, determinando la parte che si prende: t. il coltello per il manico, anche in senso fig. (v. coltello, n. 2); t. un bambino per mano, per il braccio. b. In alcune espressioni può alternarsi con reggere: tieni la scala mentre io salgo; t. il sacco, anche fig., essere complice (v. sacco, n. 1 b); t. in bilico sul naso una palla; t. la mano, reggere la mano, per es. di un bambino che fa i primi esercizî di scrittura; tenere l’anima coi denti (v. reggere, n. 1 d); con particella pron.: tenersi la pancia per le risate (per l’uso del rifl. in analoghi sign., v. oltre al n. 7); nel linguaggio marin., t. (o reggere) il mare, di nave che ha buone caratteristiche nautiche ed è atta a navigare con mare grosso. Raro riferito a cose, come equivalente di reggere nel senso di sostenere, offrire un sostegno: i chiodi che tengono il quadro. 2. Mantenere per un certo tempo in una posizione o condizione (che viene determinata dal compl. o dal predicato); talvolta con usi simili a quelli di avere, sempre sottolineando (in confronto ad avere) la consapevolezza, la volontarietà dell’atto, o almeno una sua maggiore persistenza nel tempo (mentre è region., proprio dell’Italia merid., l’uso di tenere in casi in cui la lingua nazionale usa normalmente avere: tengo fame; tengo moglie e figli; tiene un amico, un parente al ministero). a. Con riferimento a parti del proprio corpo: t. le gambe accavallate, o una sull’altra; t. le mani in tasca; t. una mano sulla spalla di qualcuno; t. il piede in due staffe, in senso fig. (v. staffa); con un compl. predicativo: t. la testa alta, gli occhi aperti, ecc.; Non avea membro che tenesse fermo (Dante); t. le mani a posto, non metterle addosso ad altra persona; t. la lingua a posto, non insultare altri, moderare i toni del linguaggio; t. la testa a partito, agire assennatamente. b. Con riferimento a cosa che si porta indosso: t. la giacca sbottonata (si dice di chi lo fa intenzionalmente, mentre si può avere la giacca sbottonata per distrazione, per caso); t. il colletto aperto, le maniche rimboccate; t. l’orologio al polso, un fiore all’occhiello. c. Con riferimento a un arnese, a uno strumento, a un oggetto d’uso: t. le redini lente; t. lo scalpello un po’ obliquo; t. il libro troppo vicino agli occhi. d. Con riferimento a un oggetto qualsiasi: t. la finestra aperta; t. la porta chiusa (ant. semplicem. t. la porta, nel senso di tenerla chiusa: comandando ... giammai porta non gli fosse tenuta, Sacchetti); t. qualche cosa da conto (o di conto), custodirla con cura; t. in serbo; t. sott’olio, sott’aceto, in formalina; t. al fresco, all’ombra, al sole; t. in sospeso una pratica; t. le merci in deposito; t. alti i prezzi; t. pulita la stanza, i cassetti in ordine, le schede in ordine alfabetico; t. in regola i conti; t. nascosto; un lume da tenere sul comodino; tiene sempre una pistola a portata di mano. e. Con riferimento ad animali o persone: t. il canarino in gabbia; t. un figlio in collegio; nel passato c’era l’abitudine di t. i figli a balia; t. un malato a dieta; t. a stecchetto, a pane e acqua; t. uno a pensione, a dozzina, in subaffitto; t. in rispetto; t. alle proprie dipendenze, avere presso di sé come dipendente; t. in ostaggio; t. in soggezione; t. sotto (anche fig., con riferimento, per es., a esami: il professore l’ha tenuto sotto più di un’ora); t. sospeso qualcuno, per ansiosa attesa, per incertezza o per stupore; t. in ansia; t. informato; tenersi buono qualcuno, conservarselo amico per timore che possa nuocere, o pensando che possa essere d’aiuto o comunque utile; per indicare l’istituirsi di un determinato rapporto tra il soggetto e l’oggetto: t. qualcuno a battesimo, a cresima, fargli da padrino. f. In rari casi, condurre, amministrare, determinando il modo: t. un terreno a mezzadria, in economia; t. un’azienda in amministrazione diretta, o sim. 3. Con usi e sign. partic.: a. Prendere per sé, come cosa propria: tenete questi soldi; tienlo (o tienilo) per mio ricordo; tieni!, nell’uso fam. anche abbreviato in te’ 〈tè〉 o tie’ 〈ti̯è〉: te’ dieci euro; Te’ questo lume, buono uomo, e guata se egli è netto (Boccaccio); è spesso usato anche per accompagnare un colpo assestato ad altri o un gestaccio, o un’espressione di soddisfazione e autocompiacimento (tie’, beccati questa!). E rifiutando qualche cosa: se lo tenga; tientelo!; tenetevela! b. Conservare, avere a lungo presso di sé: Io son colui che tenni ambo le chiavi Del cor di Federigo (Dante); t. a mente, t. a memoria, ricordare. Nell’uso ant., tenere, assol., conservare il denaro, non spenderlo: «Perché tieni?» e «Perché burli?» (Dante), parole con cui prodighi e avari si rinfacciano scambievolmente i loro peccati (e poco dopo: Mal dare e mal tener, per indicare i due opposti peccati). In musica, t. una nota, prolungarla con la voce e col suono; t. l’acuto finale, nel canto. c. Mantenere, nel senso di avere presso di sé provvedendo al necessario sostentamento: tiene in casa anche una nipote orfana; che non potesse vestire di drappo se non chi tenesse cavallo (Machiavelli); con sign. affine a trattare: tenere bene o male; lo tiene come un cane; la teneva come una principessa. d. Mantenere, serbare, restando fermo a cosa detta o promessa: t. fede alla parola data; t. la parola, la promessa; t. il punto d’onore. e. Tenere con sé, trattenere o tenere in una determinata condizione: t. qualcuno a pranzo, a cena; la febbre lo tiene a letto; t. a bada qualcuno, trattenerlo, tenerlo impegnato perché non compia atti ostili; nell’uso ant., t. in (o a) parole, trattenere con discorsi: con questo proponimento, che Biagio dovesse t. a parole il fante di frate Cipolla (Boccaccio). f. Non lasciare libero sfogo, impedire: t. il pianto, il riso (o le risa); non so chi mi tenga dal dargli uno schiaffo! (per usi simili del rifl., v. oltre al n. 7). g. poet. Ottenere: e tiene un premio Ch’era follia sperar (Manzoni). h. Occupare: le secrete Vie del mio cor soavemente tieni (Foscolo). In partic., occupare uno spazio: un autocarro che teneva tutta la strada; occupare per serbare: tiemmi (o tienimi) il posto; occupare abitando, abitare: i capri e i cervi Tenean securi le beate valli (Foscolo); occupare con le armi e difendere: t. una posizione; i reparti che tenevano il colle; i nemici tenevano ancora lo sbocco della valle; t. una fortezza; t. il campo, anche fig., eccellere, predominare in un dato settore: è lui che, nell’astrofisica, tiene oggi il campo; Credette Cimabue ne la pittura Tener lo campo (Dante). Dominare, mantenere sotto il proprio dominio: alcuni principi, per t. securamente lo stato, hanno disarmato e’ [= i] loro sudditi (Machiavelli). i. In espressioni partic., nelle quali indica un’azione che viene determinata dal predicato o dal compl. oggetto: t. stretto, stringere; t. d’occhio, vigilare qualcuno, spiarlo, studiarne le mosse; t. conto di qualche cosa, valutarla, darle un peso, tenerla in considerazione; t. copia di qualche cosa, farne copia e conservarla; con sign. vicino a quello di fare: tenere caldo, di vestiti e altri oggetti di vestiario, coperte, ecc.: è un pullover di cachemire, tiene molto caldo; t. compagnia, fare compagnia; talvolta nel senso di amministrare: tener ragione, ant., amministrare la giustizia (tre giovani traggono le brache a un giudice ... mentre che egli ... teneva ragione, Boccaccio); o in quello di gestire: t. il banco, in un gioco; t. bottega; t. consiglio, riunirsi a consiglio, consultarsi: nel medioevo si teneva consiglio in piazza. D’uso frequente con riferimento a discorsi, sedute, riunioni, ecc.: ha tenuto una lezione su ...; è la prima volta che tiene un discorso in pubblico; le sedute del senato romano si tenevano nella curia; la sala dove l’accademia tiene le sue adunanze; la prossima tornata si terrà tra un mese; t. capitolo; t. un comizio. Ha uso affine a fare anche nella frase (meno com. nell’uso) tenere parola a qualcuno di qualche cosa, parlargliene, fargliene cenno, farne argomento di discorso: mi raccomando, è un segreto, e ti prego di non tenerne parola a chicchessia; vivendo dunque dimesticamente con Garibaldi, spesse volte m’accadde tenergli parola di certi buoni amici che avevo in Siena (G. Bandi). 4. Con un soggetto inanimato: a. Di luogo, accogliere in sé: La tua città ... Seco mi tenne in la vita serena (Dante). b. Di recipiente, o di ambiente, nell’uso fam., contenere: una cisterna che tiene venti ettolitri; lo stadio potrà t. ventimila spettatori. Riferito a contenitori di vario tipo, o mezzi di chiusura, non lasciar fuoriuscire i fluidi in essi contenuti: un termos che tiene bene i liquidi; una bombola, una valvola vecchia che ormai non tiene molto bene il gas (più com. in questo senso l’uso assol. con valore intr., v. oltre al n. 8 a, e cfr. tenuta nei sign. 1 e 2). 5. Di persona o di veicolo in moto, seguire una via, una direzione o un senso, mantenendosi su di essi: t. la destra (o la sinistra), procedere lungo il lato destro (o sinistro) della strada; t. la mano, procedere a destra o sinistra secondo le prescrizioni del traffico stradale; t. una via, seguirla, percorrerla; Gridando il padre a lui: «Mala via tieni!» (Dante); a la docil dama E al saggio cavalier mostran qual via Venere tenga (Parini); t. la strada, di autovettura che abbia una buona stabilità durante la marcia (v. tenuta, nel sign. 1 f); t. la rotta, di nave o di aereo che naviga seguendo la rotta prestabilita; t. la cappa, di nave che prende una speciale andatura per resistere al tempo avverso (v. cappa1, n. 3 c). Anche in senso fig., con riferimento a comportamenti intellettuali e morali: t. vita dissoluta; t. un contegno esemplare, una condotta irreprensibile; nell’uso letter.: noi ci siamo accorti che ella ogni dì tiene la cotal maniera (Boccaccio); Descrizione del modo tenuto dal duca Valentino nello ammazzare Vitellozzo Vitelli ... (Machiavelli); e con riferimento a ordinamenti militari: questa forma di esercito così ordinato può nel combattere t. l’ordine delle falangi e l’ordine delle legioni romane (Machiavelli); t. la parte (o le parti) di qualcuno, seguirlo, parteggiare per lui. 6. Ritenere, considerare, stimare; con un predicato dell’oggetto: e vederete come Tien caro altrui che [= chi] tien sé così vile (Petrarca); per vedervi sol ridere un tratto Sarei contento esser tenuto matto (Poliziano); si maravigliassero che i loro doni fossero tenuti così vili ed abbominevoli (Leopardi); seguito da un compl.: l’incarico loro era tenuto a vile anche da quelli che potevano averne terrore (Manzoni); lo avevo sempre tenuto per un buon amico; t. in conto, in concetto di; t. qualcuno in molto, in poco, in nessun conto, stimarlo molto, poco, nulla; tenere per fermo, ritenere come cosa certa. 7. Nel rifl. tenersi: a. Reggersi: tenersi a un sostegno, per non cadere; tienti a quell’appiglio con la destra; tieniti stretto a me; si tenga al mancorrente; tenersi in piedi, sulle gambe; sa appena tenersi in sella; tenersi a galla, galleggiare. b. Mantenersi, rimanere, persistere in una posizione o in una condizione che viene determinata dal predicato o dal complemento (talvolta in alternativa con stare): si tenne in ginocchio per molto tempo; tenersi a distanza, vicino, in disparte; tenersi alla destra di qualcuno; quindi: tenersi pronto; tenersi a disposizione dell’autorità; tenersi al corrente, aggiornato, nelle conoscenze, negli studî; tenersi sulle sue, comportarsi in modo freddo e distaccato, avere arie di sussiego o di risentimento; tenersi sulla difensiva, in difesa senza attaccare l’avversario; tenersi in guardia; stare, dimorare: al bosco Si tenne Diana, ed Elice caccionne (Dante); com., spec. in Toscana, il prov. loda il monte e tienti al piano. c. Con riferimento a un moto, mantenersi in una certa posizione: tenersi a destra, procedere sul lato destro della strada; si tenga sempre a sinistra, scegliendo a ogni bivio o incrocio la strada di sinistra; tenersi al largo, riferito a navi e imbarcazioni, navigare a una certa distanza da terra (e in senso fig., riferito alla condotta di un individuo: la faccenda non mi sembra pulita e mi tengo al largo); tenersi al vento, navigare, in modo da mantenere la nave più sopravvento possibile rispetto alla terra o ad altra nave, ecc. (e in senso fig., agire con prudenza e opportunismo, secondando le intenzioni di chi ha il potere prevedendo sempre il peggio). d. Con riferimento al modo di condursi, o di ragionare, attenersi a qualche cosa, seguire una certa linea, rimanere fedele a certi principî (anche qui talvolta in concorrenza con stare): tenersi ai patti, stare ai patti; tenersi a un consiglio, tenersi alle prescrizioni del medico; mi tengo a quanto ho promesso; tenersi ai fatti, limitarsi all’esposizione dei fatti senza commenti o interpretazioni che potrebbero essere tendenziosi; tenersi a un metodo, seguirlo fedelmente; sapere a che tenersi, come regolarsi. e. letter. Trattenersi, contenersi, nel senso di frenare i proprî impulsi: poi che alquanto tenuta si fu, non potendo più tenersi, pregò Ricciardo ... (Boccaccio); tenersi a stento dal ridere; non si tenne dal dargli una rispostaccia. f. Ritenersi, considerarsi: mi tengo onorato di questo incarico; si teneva perduto se ...; tenersi contento di; si tiene un gran che. g. Tenersi di qualche cosa, vantarsene, ritenerla un vanto per sé, un proprio merito: Quando ho stampato, Ho celebrato E troni e popoli, E paci e guerre ... E me ne tengo (Giusti); si tiene molto della sua dottrina. Più com., tenerci a qualche cosa, considerarla con affetto premuroso o con ambizione: restituiscimi il libro: è un regalo e ci tengo; ci tengo a riuscire, a far bene; ci teneva molto a fare bella figura; è il primo articolo che scrive e ci tiene. Talvolta, semplicem. tengo a, mi preme, m’importa di: tengo a dichiarare che io ... 8. Con valore intr., in alcune espressioni dove il verbo ha in realtà uso assol. (con ellissi del compl. oggetto): a. Riferito come soggetto a sistemi e mezzi di chiusura, reggere, non aprirsi: una serratura che tiene bene o poco; a recipienti e contenitori, o a parti di essi, non permettere la fuoriuscita del liquido in essi contenuto: la cisterna non tiene; ci vuole un tappo che tenga, che tenga bene (v. tenuta). b. Resistere, reggere a un urto, a una tensione o uno sforzo. In partic., nel linguaggio milit., di reparti che mantengono le posizioni nonostante gli assalti dei nemici: il caposaldo ha tenuto; nel linguaggio polit., in riferimento a una situazione di grande difficoltà: il paese tiene; alle elezioni amministrative il partito ha tenuto; nel linguaggio finanziario, per indicare stabilità nella quotazione di valute o azioni: il dollaro tiene; le azioni della nostra azienda industriale tengono; nello sport, di un atleta, di una squadra, di una macchina che dà prova di resistenza, che fronteggia bene una prova particolarmente impegnativa. Nell’uso com., con sign. analogo, con l’aggiunta di un avverbio: tenere duro. c. Fare presa: l’ancora tiene bene, o non ha tenuto, nel linguaggio marin., fa buona presa o non ha fatto presa sul fondo; di colla o altra materia adesiva, fare presa, tenere serrate le due parti a contatto: il lavoro sembrava fatto bene, ma la colla non tiene. d. Procedere in una determinata direzione (cfr. più sopra l’espressione t. una via): t. a destra, a sinistra; tener dietro a qualcuno, seguirlo: Allor si mosse, e io li tenni dietro (Dante); in senso fig., seguire, comprendere quanto dice o espone: è così astruso nell’esposizione che gli alunni non riescono a tenergli dietro. e. Parteggiare, nelle espressioni t. per uno, da uno, dalla parte di uno (cfr. sopra t. la parte di uno): bisognerebbe che tutti i preti fossero come vossignoria, che tenessero un po’ dalla parte de’ poveri (Manzoni); ant. anche t. con uno: tutta l’isola si divise, e chi tenea con l’uno e chi con l’altro (Boccaccio); pop., tifare: Mario tiene per il Milan. f. Tenere da, essere somigliante: tiene dal padre, dalla nonna; tenere di, partecipare della natura di: quello ingrato popolo maligno Che discese di Fiesole ab antico, E tiene ancor del monte e del macigno (Dante); quelli [animali] che tengono della pianta (Leopardi). ◆ Part. pres. tenènte, anche come agg., in araldica, attributo delle figure umane o animali raffigurate in atto di tenere un’altra figura minore (questa detta tenuta); per es., un leone che sostiene sulle zampe una piccola torre. Come s. m., sempre in araldica, indica, al plur. (per adattamento del fr. tenants), gli ornamenti esterni dello scudo in forma di figure umane o umanizzate poste a sostegno di esso. Al di fuori di questi usi s’incontra soltanto nelle parole composte nullatenente e luogotenente; da quest’ultima il s. m. tenènte (v.). Per la variante ant. tegnènte, v. la voce. ◆ Part. pass. tenuto, con valore verbale, nei varî sign. del verbo, e anche come agg. nelle locuz. essere tenuto di (oggi quasi solo nelle formule di cortesia), sentirsi obbligato, anche con riferimento a vincoli di gratitudine: le sono tenuto di tante sue gentilezze; e essere tenuto a, essere in dovere: gli interessati sono tenuti a presentarsi entro il giorno 15; gli alunni sono tenuti a seguire regolarmente le lezioni; non era tenuto a rispondermi. Sempre come agg., in musica, nota tenuta, e come didascalia musicale anche tenuto (abbrev. ten.), nota che deve essere mantenuta per tutta la sua durata: il termine è usato principalmente in passaggi con frequenti note staccate per richiamare l’attenzione dell’esecutore sul diverso carattere della nota in questione.