tentazione
tentazióne s. f. [dal lat. temptatio -onis, der. di temptare «tentare»]. – 1. Nella teologia cattolica, l’azione e il fatto di tentare o di venire tentato al peccato, intesa sia come prova a cui l’essere libero viene sottoposto per conoscerne la capacità di sottostare alla legge morale e religiosa, sia come stimolo o invito a compiere azioni moralmente cattive: t. di Gesù Cristo, nei vangeli sinottici, l’episodio in cui Cristo è tentato da Satana; le t. di s. Antonio nel deserto; le t. di Budda, di Zarathustra, di Maometto. Con valore soggettivo, la condizione di chi è tentato, cioè l’esperienza del soggetto religioso che subisce l’attrazione di una condotta contrastante con gli ideali della propria religione: non ci indurre in t. (frase della preghiera del Padre nostro). 2. Fuori del campo religioso, allettamento, impulso o stimolo, esterno o interno, a compiere qualche cosa che non si dovrebbe: vincere una t.; resistere o cedere alle t.; con uso iperb. e scherz., desiderio di fare qualche cosa da cui si ritiene meglio astenersi: ho avuto la t. di dargli un ceffone; non ho resistito alla t. del gelato. Con valore concr., riferendosi alla cosa che tenta: un piatto di spaghetti alla carbonara: era una t. per me!; nel periodo dei saldi ci sono troppe t. nei negozî. ◆ Dim. tentazioncèlla, usato per lo più in tono scherzoso.