teoria
teorìa s. f. [dal gr. ϑεωρία, der. di ϑεωρός (v. teoro), e quindi, in origine, «delegazione di teori»; nel sign. 1, attraverso il lat. tardo theorĭa]. – 1. Formulazione logicamente coerente (in termini di concetti ed enti più o meno astratti) di un insieme di definizioni, principî e leggi generali che consente di descrivere, interpretare, classificare, spiegare, a varî livelli di generalità, aspetti della realtà naturale e sociale, e delle varie forme di attività umana. In genere le teorie stabiliscono il vocabolario stesso mediante il quale descrivono i fenomeni e gli oggetti indagati, riconducono tali aspetti ad alcune leggi o proprietà generali da cui essi appaiono deducibili come casi particolari (in questo senso li «spiegano») e, talvolta (soprattutto nelle scienze naturali), consentono di prevedere la loro evoluzione futura in condizioni controllate (ovvero in cui sono state eliminate quelle che la teoria stessa indica come circostanze disturbanti): la t. della relatività; le t. correnti delle particelle elementari; la t. darwiniana dell’evoluzione delle specie; e, anche, la t. marxiana dell’accumulazione capitalistica; la t. psicanalitica; le t. dell’apprendimento; la t. della visione; in questo senso, le teorie delle scienze empiriche (incluse le scienze sociali) si traducono sovente in modelli (i due termini sono talvolta intercambiabili), ossia in descrizioni di strutture ipotetiche, più o meno concrete (e a volte addirittura di tipo matematico), dalle cui proprietà sono deducibili le caratteristiche essenziali dei fenomeni noti: la t. cinetica dei gas si basa su un modello del gas ideale; il modello di equilibrio economico ipotizzato dalle teorie marginaliste. In contrapp. a esperimento, il termine si precisa come atto del pensiero razionale riflessivo, che si propone di interpretare e spiegare risultati sperimentali già ottenuti, oppure anticipa risultati da sottoporre a controllo empirico per essere da questi confermata o falsificata, o anche viene applicata alla soluzione di determinati problemi tecnici: le conferme sperimentali della t. del big bang; le applicazioni tecniche della t. dei circuiti elettrici. Il termine viene usato correntemente anche nei rami più astratti del sapere, o, viceversa, riferito ad attività limitate e circoscritte che si uniformano a regole generali: per es., in filosofia, con riferimento a esposizioni sistematiche basate su principî generali comunque postulati o dedotti: la t. kantiana della conoscenza; la t. empiristica del significato; più in partic., il termine è usato talvolta come sinon. di speculazione o vita contemplativa: T. generale dello Spirito come atto puro (titolo di un’opera di G. Gentile, 1916); in matematica, il termine è usato sia in generale, come nel caso di t. ipotetico-deduttiva (in cui si parte da assiomi formulati in modo esplicito deducendone poi le conseguenze), sia con riferimento a singoli settori: t. dei numeri; t. degli insiemi; t. dei gruppi; t. delle funzioni; t. delle grandezze; in economia, t. dei giochi (v. gioco, n. 2 a); nella tecnologia, la t. dei sistemi; nei giochi, la t. degli scacchi; nell’arte, la t. del contrappunto, ecc. Nella lingua ordinaria il termine diventa sinon. di ipotesi, indica cioè possibilità astratta (ed è quindi contrapposto a pratica), ovvero si riferisce a un modo soggettivo di pensare, a un’opinione: in teoria le cose dovevano andare così, ma in pratica sono andate molto diversamente; le tue t. non mi convincono. 2. a. Nell’antica Grecia, la delegazione che le città-stato inviavano alle grandi celebrazioni religiose e ginniche, o quella che veniva inviata per invitare ufficialmente altre città a partecipare a una festa: era composta di teori, che variavano di numero a seconda delle circostanze. b. Nell’uso letter. o elevato, sfilata, lunga fila di persone, animali o cose in movimento: il ministro entrò, seguito dalla solita t. di funzionarî; una t. di formiche; passavano lunghe t. di cavalli carichi di frumento (D’Annunzio); carbonai ... sopra lunghe t. di muli che camminano a uno a uno (Cardarelli).