terminale
agg. e s. m. [dal lat. tardo terminalis, der. di terminus (v. termine)]. – 1. agg. Che segna il termine, cioè il confine: pietra t., cippo t.; che è al termine, che rappresenta la parte finale, l’estremità di qualche cosa: stazione t., di una ferrovia, di una tranvia, o anche di linee aeree, di autobus, ecc., la stazione capolinea (v. terminal, n. 1, e qui più avanti); stazione t. di un oleodotto (o di un metanodotto), il complesso di impianti posti al termine dell’oleodotto (o del metanodotto); tratto, sezione t. di un fiume, quelli presso la foce; infiorescenze, fiori t., quelli situati all’apice del fusto o di un ramo (contrapp. a ascellari). Con usi specifici: a. In anatomia, corpuscolo t., organo di senso tattile costituito da una rete di fibre nervose sensitive, oltre che da un apparato di sostegno connettivale e da una rete vasale; lamina t., strato di cellule nervose situato alla base del cervello, che connette alla faccia superiore del chiasma ottico; nervo t., paio di nervi encefalici che, nella maggior parte dei vertebrati, si presenta come una formazione transitoria nel periodo embrionale. b. In biologia e in medicina, che avviene al termine di un ciclo o di una sequenza temporale: fenomeni t.; sporificazione t., che avviene alla fine del ciclo, come nei telesporidî; stadio t. di una malattia, quello che ne chiude il decorso, soprattutto quando l’esito è infausto; per estens., malato o paziente t., che si trova cioè in tale stadio della malattia: il problema dell’assistenza e delle cure palliative per malati terminali. 2. s. m. Parte, tratto, elemento, apparato o dispositivo terminale, situato nel punto estremo o di arrivo: il t. di una conduttura, di un cavo sottomarino; il t. di un oleodotto, di un metanodotto, e sim.; il t. della lenza, il tratto finale, al quale è legato l’amo (o sono legati gli ami, se più d’uno). Usi e sign. specifici: a. In elettrotecnica, la parte estrema di un conduttore (per es., in cavi di una certa potenza, un isolatore di porcellana). b. Nella tecnica delle comunicazioni, ognuno dei due estremi di un circuito di telecomunicazione. c. Negli impianti di elaborazione elettronica dei dati, ogni punto di una rete o sistema per la trasmissione e l’elaborazione dei dati in cui questi possono essere immessi o estratti; anche l’apparecchiatura installata in quel punto, solitamente un videoterminale con tastiera, eventualmente dotato di stampante; in pratica, il terminale è lo strumento col quale l’utente comunica col sistema di calcolo, introducendo comandi, programmi e dati, controllandone il funzionamento e ricevendo su video risultati e altre informazioni; t. locale, quello direttamente connesso al sistema di calcolo; t. remoto, quello connesso via rete o tramite connessione telefonica; t. intelligente, terminale dotato di capacità di elaborazione locale (di solito un personal computer) in grado di gestire la parte interattiva dell’elaborazione (per es., la gestione di parte dei dati o dei codici dei programmi) alleggerendo il carico interattivo dell’elaboratore centrale. d. Stazione, centro terminale di linee aeree o di servizî di trasporto pubblici (v. terminal, n. 1). e. In tipografia, per lo più al plur., terminali, i brevi filetti, di forme diverse (detti anche grazie o tratti) che si aggiungono alle aste dei caratteri di stampa allo scopo di abbellirli, e che hanno anche la funzione di determinare lo stile delle varie serie di caratteri. f. In istologia, t. assonico (o telodendro), ognuna delle sottili ramificazioni con le quali si esaurisce il cilindrasse.