terminazione
terminazióne s. f. [dal lat. terminatio -onis, der. di terminare «terminare»]. – 1. L’azione e il fatto di terminare, in alcune accezioni: a. non com. Ultimazione, completamento: fino alla t. dei lavori. b. In chimica e in biologia molecolare, t. di una reazione di polimerizzazione a catena, la fase in cui si arresta l’accrescimento del polimero sintetico o naturale. c. In sedimentologia, riduzione dello spessore di uno strato a lente o a unghia, fino alla sua scomparsa. d. Nel linguaggio giur., il fatto di segnare i confini (come termine corrispondente all’espressione apposizione di termini con cui le leggi catastali indicano l’operazione di rendere visibili i confini riconosciuti con la delimitazione). 2. In senso concr., estremità, parte terminale, ultima propaggine: la t. di una linea telefonica, elettrica, ecc. In partic.: a. In anatomia, t. nervose, le arborizzazioni terminali delle cellule nervose le cui fibre, in numero, spessore e decorso estremamente variabili, si dividono ripetutamente in esili rami destinati a percepire le sensazioni. b. In geologia strutturale, t. periclinale: v. periclinale. c. In grammatica e in linguistica, la parte terminale di una parola o di una forma, costituita dalla desinenza, dagli elementi tematici, e da eventuali infissi e suffissi (per es., -à, -ménto, -zióne dei sostantivi astratti in italiano, -averunt del perfetto latino della 1a coniugazione, ecc.). d. In tipografia, per lo più al plur., terminazioni, sinon. meno usato di grazie (o terminali, o tratti).