terra
tèrra s. f. [lat. tĕrra]. – 1. a. In astronomia e geofisica, il pianeta su cui noi viviamo, il terzo dei pianeti del sistema solare in ordine di distanza dal Sole (dal quale dista 150 milioni di chilometri in media) e il quarto in ordine di grandezza (dopo Giove, Saturno, Urano e Nettuno) con un diametro medio di 12.735 km, accompagnato da un unico satellite, la Luna; animato da un moto di rotazione attorno a un asse (detto terrestre o polare) inclinato di 23° 27′ sul piano dell’orbita ellittica che percorre attorno al Sole (moto di rivoluzione), partecipa al moto traslatorio del sistema solare nel suo complesso. La sua forma approssimativamente sferica ma schiacciata ai poli e rigonfia all’equatore, detta geoide, si avvicina a quella di un ellissoide di rivoluzione e la sua densità media (5,5), molto alta rispetto a quella degli altri pianeti, confrontata con la densità media degli strati superiori (2,8), è dovuta al fatto che (come è stato poi accertato attraverso lo studio delle onde sismiche) il suo interno è suddivisibile in diverse zone: la barisfera o nucleo, che costituisce la sfera centrale, più pesante, costituita da materiali solidi a densità crescente verso il centro del pianeta e che è a sua volta suddivisibile in un nucleo interno, lo strato solido più profondo, e un nucleo esterno, che ha le proprietà di un liquido molto denso; il mantello, che circonda il nucleo, la cui parte inferiore (detta anche mesosfera) è rigida, mentre la parte superiore, il mantello superiore o astenosfera, ha proprietà fluide; la litosfera, lo strato superficiale che comprende parte del mantello superiore e l’involucro superficiale costituito dalla crosta terrestre (al di sopra della quale c’è l’atmosfera). Tale struttura è il risultato di un processo iniziato circa 4,6 miliardi di anni fa, quando avvenne la formazione del sistema solare in seguito all’aggregazione in diversi corpi sferici di un’enorme quantità di materiali solidi e gassosi dispersi nello spazio; da allora la terra è passata attraverso diverse fasi evolutive, delle quali le principali sono: la fusione di gran parte del pianeta, avvenuta dopo alcune decine di milioni di anni dalla sua origine (in seguito al notevole aumento di temperatura dovuto all’impatto delle meteoriti, al decadimento radioattivo di alcuni elementi e all’azione gravitazionale), con il conseguente sprofondamento verso il suo centro degli elementi più pesanti (soprattutto ferro e nichel) e lo spostamento verso la superficie degli elementi più leggeri (alluminio, sodio, potassio, silicio); il susseguente raffreddamento del pianeta (dopo un centinaio di milioni di anni), che diede luogo alla formazione della crosta continentale, al degassamento dei fluidi magmatici e alla formazione di un’atmosfera (formata essenzialmente da metano, idrogeno, azoto e vapore acqueo), alla condensazione del vapore acqueo, alla formazione dei primi oceani e dei primi reticoli fluviali (con il conseguente inizio dei processi di erosione e di formazione di rocce sedimentarie); da allora si sono susseguite le varie ere geologiche, caratterizzate dalla costante deriva dei continenti, associata al continuo movimento delle zolle (o placche) in cui è suddivisa la crosta terrestre (v. tettonica, n. 1 b), e dalla comparsa della vita (circa 3,4 miliardi di anni fa), con la formazione iniziale di organismi monocellulari eterotrofi e con la formazione successiva di organismi autotrofi, che, grazie alla fotosintesi, cominciarono (circa due milardi di anni fa) a sviluppare ossigeno libero nell’atmosfera, creando lo strato di ozono (indispensabile per la sopravvivenza in superficie di organismi più complessi), fino all’inizio dell’eone fanerozoico (a partire da circa 530 milioni di anni fa) in cui compaiono e si moltiplicano gli organismi pluricellulari che si diffondono ovunque alla conquista di ogni nicchia ecologica. Come nome del pianeta su cui viviamo, è generalmente scritto (come i nomi degli altri pianeti) con iniziale maiuscola, non solo in testi scientifici ma anche in scritture comuni (spec. quando si voglia evitare ambiguità con gli altri sign. del termine): la T. gira intorno al Sole e intorno al proprio asse; la superficie o la faccia, il centro della T.; gli abitanti della T. o della terra. b. Raccostata o contrapposta al cielo (o al Cielo): In principio, Dio creò il cielo e la t., parole iniziali del Genesi («In principio, creavit Deus coelum et terram»); sia fatta la tua volontà, come in cielo così in t., parole del Padre nostro; gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in t. agli uomini di buona volontà, parole iniziali del Gloria; ascendere dalla t. al cielo; le reliquie Della t. e del ciel traveste il tempo (Foscolo). In espressioni di tono più o meno enfatico dell’uso fam.: ci corre quanto dal cielo alla t., per indicare grandissima differenza; cose che non stanno, che non si sono mai viste (o udite) né in cielo né in t., a proposito di cose incredibili, inaudite, o di errori madornali, di grossi spropositi. Nella maggior parte degli esempî che precedono, l’accostamento terra-cielo viene a significare l’intero universo, riflettendo la concezione tolemaica (e, in genere, popolare) della Terra come centro dell’universo, sicché tutto ciò che non è Terra è Cielo; in altri casi, anche quando la contrapposizione è solamente sottintesa, si intende per terra la vita terrena rispetto alla vita eterna: siamo esuli, siamo pellegrini su questa t.; non ha nessun altro che me sulla t.; finché siamo sulla t., su questa t., finché viviamo. c. Il globo terrestre, con riferimento ai suoi abitanti, e quindi gli uomini stessi in quanto vi abitano: Così percossa, attonita La t. al nunzio sta (Manzoni); tutta la t., tutti quanti gli uomini. 2. Con sign. più ristretto, la parte compatta, solida, della superficie terrestre, la massa che emerge dalle acque (o una parte soltanto di essa, sicché può usarsi anche al plur.): t. emerse, il complesso delle masse continentali e insulari, che rappresenta quasi un terzo della superficie terrestre; t. alte, basse; le t. polari; t. ferma, grafia staccata del più com. terraferma (v.); un istmo, una lingua di terra. In senso ampio, scienze della t. (o della T.), il complesso delle discipline che hanno per oggetto la conoscenza e lo studio del globo terracqueo, della sua costituzione e conformazione (geografia, geologia, geodesia, geofisica, mineralogia, ecc.). Con più esplicita contrapposizione o differenziazione rispetto al mare: dalle infinite Ossa che in terra e in mar semina morte (Foscolo); fam. iperb., l’ho cercato per mare e per t., dappertutto; vento, brezza di t., che soffia da t. (che spira cioè dall’interno della costa verso il mare); le forze (armate) di t., del mare e dell’aria; Laudi del cielo, del mare, della t. e degli eroi, titolo della più ampia raccolta di poesie di G. D’Annunzio; viaggerete per mare o per t.?; spedizione via t. e via mare; loda il mare e tienti alla t., prov. In alcune espressioni, la contrapposizione è, oltre che al mare, anche all’aria (con riferimento a viaggi aerei): sbarcare a t., da un bastimento; scendere a t., metter piede a t., da un’imbarcazione, da un aereo, da un veicolo spaziale (o anche da una carrozza, da cavallo, ma in tal caso il sign. della parola si restringe ulteriormente); toccare t., approdare, atterrare (ant. prendere o pigliare t., d’una nave che approda); sono giunto quando il piroscafo (o l’aereo) era già partito, e così sono rimasto a terra. 3. Regione, tratto più o meno ampio e determinato di territorio: Amore di t. lontana, Per voi tutto il core mi duol (Carducci); t. selvagge, inospitali. Con maggiore determinatezza: la t. natale; la mia, la tua t., la mia o la tua patria; Tu non altro che il canto avrai del figlio, O materna mia t. (Foscolo); in t. italiana, in t. straniera; «– E quella riva lì, è bergamasca? – Terra di san Marco» (Manzoni); t. promessa, v. promesso; T. (o t.) santa, grafia meno com. di Terrasanta, il nome tradizionale dei luoghi della Palestina sacri per la nascita, la vita, la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo; com. il prov. in terra di ciechi, beato chi ha un occhio (o chi ha un occhio è signore), e le locuz. t. bruciata, tratto di paese in cui si sono distrutti e bruciati edifici e coltivazioni prima di abbandonarlo al nemico avanzante; terra di nessuno, zona neutra tra due eserciti nemici, tenuta sgombra mediante un nutrito fuoco delle opposte artiglierie (l’espressione è talora usata, nel linguaggio giornalistico, anche in senso fig., per indicare una fascia di opinione pubblica che, non essendo nettamente orientata in un senso o nell’altro, può essere più facilmente pilotata o conquistata da un’azione di propaganda). T. matta o t. matte, t. ballerina, nomi con cui sono scherz. chiamate a volte dagli Italiani del nord le regioni (e insieme gli abitanti) dell’Italia merid., con allusione soprattutto ai terremoti e vulcani che ne sono una caratteristica. 4. a. La parte superficiale, esterna, della crosta terrestre, intesa o come sinon. di suolo, o come strato d’una certa profondità: a fior di terra, al livello della superficie; raso terra, in senso proprio e fig. (v. raso1, n. 3); saltare a t., da cavallo, da un albero, ecc.; alzarsi, sollevarsi da t.; si aprì, si spalancò la t. (per un terremoto o un’esplosione, ecc.); gli mancò la t. sotto i piedi (spesso fig.: si sentì mancare la t. sotto i piedi, gli parve che gli mancasse la t. sotto i piedi, di chi si sente improvvisamente perduto); un metro, due metri sotto t.; le condutture, i cavi che corrono sotto t.; nascondere, seppellire, esser messo sotto t. (v. anche sottoterra, sotterra); avere una gomma a t., avere un pneumatico sgonfio, per foratura o perdita d’aria. Come locuz. avv., terra terra, vicinissimo e quasi a contatto del suolo: volare terra terra (poco com., di un’imbarcazione, andare o navigare terra terra, costeggiare); assai com. come locuz. agg. e in senso fig., per indicare mediocrità, piattezza: uno studente, una ragazza, e anche un libro, un discorso, un componimento terra terra. Come locuz. agg. invar., in missilistica, terra-terra e terra-aria, di missili o razzi, lanciati da terra contro bersagli terrestri (o navali) e, rispettivam., aerei. Con valore di s. m., il terra-terra, aria dell’equitazione d’alta scuola: è un galoppo in due tempi fatto su due piste in cui il cavallo alza le due zampe anteriori insieme e insieme le posa a terra. b. Per estens., la superficie, per lo più piana e orizzontale, su cui si posano i piedi camminando (può essere perciò il piano stradale, il pavimento d’una stanza, di una nave e persino, in qualche frase, di un aeromobile): sedersi, stare seduto in t.; sdraiarsi in t., per t.; dormire sulla nuda t., direttamente a contatto col suolo, senza nulla sotto; rotolarsi in t., per t.; mettere un ginocchio a t.; cascare in t., e fam. andare per t. (pop. tosc. per le terre); inciampò e finì per t. lungo disteso; buttare un oggetto in t., raccattarlo da t.; la bottiglia gli cadde in t. senza rompersi; tutto il contenuto della tazza si rovesciò per t.; guardare in t., stare con gli occhi, con lo sguardo fisso in terra, ecc. Locuz. particolari, e per lo più fig., nelle quali la parola ha sign. generico: gettare (o letter. prostrare) a terra, non com. in terra, far cadere a terra, abbattere, atterrare e, in senso fig., far cadere in basso, avvilire: Chi sei tu che sostenti A me questo vetusto Pondo, e l’animo tenti Prostrarmi a terra? (Parini); più com., mettere qualcuno a t., ridurlo in cattive condizioni fisiche o economiche: la malattia, la crisi finanziaria mi ha messo a t. (anche in t.); analogam., rimanere a t., essere sconfitto, rovinato; essere a t., (meno com., in t.), trovarsi in uno stato di grande prostrazione fisica o psichica (spesso con uso iperb.), o essere in difficili condizioni economiche e finanziarie (con questo secondo sign., anche riferito a enti, istituti, aziende); meno com., di un terreno agrario, essere improduttivo o mal tenuto, incolto. c. In elettrotecnica, il suolo in quanto si consideri come corpo conduttore convenzionalmente a potenziale zero, o anche qualsiasi conduttore che sia collegato alla massa terrestre o che in un particolare tipo di sperimentazione possa essere considerato convenzionalmente a potenziale zero (così, per es. in un ambiente chiuso si può, in alcuni casi, considerare come terra una parete in muratura). È un sign. che si precisa in alcune locuz. specifiche: messa a t., o assol. terra, di un impianto elettrico, l’esecuzione del collegamento elettrico di alcuni conduttori o di elementi metallici dell’impianto con il terreno, il cui potenziale (potenziale di t.) si assume come valore di riferimento (convenzionalmente uguale a 0) nel considerare il potenziale di qualsiasi altro corpo carico. Tale collegamento (detto anche impianto di t. o impianto di messa a t.), evitando che i conduttori e le parti metalliche normalmente non in tensione assumano una rilevante differenza di potenziale rispetto al suolo (segnatamente a causa di un corto circuito tra tali parti e gli elementi in tensione), consente un corretto funzionamento dell’impianto e, soprattutto, evita all’uomo i rischi che il contatto con esse potrebbe comportare (per tale motivo, in Italia è stato reso obbligatorio per legge); viene generalmente realizzato per mezzo di un sistema conduttore posto sotto il terreno e costituito da diverse prese di t. (per lo più elementi cilindrici di rame infissi verticalmente nel terreno), dette anche dispersori o spandenti, collegate tra loro da un conduttore di grande sezione (collettore di t.), il quale è a sua volta collegato alle varie parti metalliche dell’impianto per mezzo di altri conduttori (conduttori di terra o fili di terra) aventi, per convenzione, un rivestimento di colore giallo e verde. 5. a. Strato superficiale della crosta terrestre, costituito da materiale friabile o incoerente, e il materiale stesso che lo costituisce (con questo secondo sign., per es., nelle espressioni un sacco di t., un pugno di t., essere sporco di t., l’uomo è fatto di t., ecc.). Color terra, e assol. terra, s. m., invar., colore tra il marrone e il grigio, con sfumature verdastre; anche in funzione appositiva: decoro (color) terra. b. In geologia applicata e geotecnica, i terreni e i suoli formati da rocce appartenenti alle diverse categorie geotecniche (rocce coerenti, pseudocoerenti, incoerenti, torbose), sia che si trovino allo stato naturale, sia che abbiano subìto trattamenti o lavorazioni: scavare, smuovere la t.; affondare i pali nella t. (o nel terreno); movimenti di terra (talvolta chiamati opere in terra per contrapp. a opere d’arte), le opere di scavo, di trasporto e di rinterro che sistematicamente intervengono in ogni tipo di costruzione e che rivestono particolare importanza nelle costruzioni stradali. Per la spinta delle t., v. spinta, n. 2; per la meccanica delle t., v. terreno2, n. 1. c. In pedologia, al plurale e con epiteti diversi a seconda del colore dominante, nome di varî suoli: t. rosse, quelle ad elevato contenuto di argilla e derivate dalla decarbonatazione di calcari duri; t. brune, quelle che corrispondono a suoli da neutri a moderatamente acidi, come per es. quelli di querceti e faggeti dei climi temperati, e anche molto acidi, come nei boschi di abete rosso. È inoltre chiamata terra fine la frazione di un suolo granulometricamente inferiore a 2 mm, costituita da sabbia, limo, argilla, humus; l’espressione si contrappone a scheletro, adoperato per indicare il complesso delle frazioni più grossolane di un suolo. d. Il materiale costitutivo del terreno in quanto contiene gli elementi necessarî per la nutrizione delle piante, e destinato perciò alla coltivazione (sinon. di terreno agrario): questa t., che si rompe, si semina, e che è fruttifera, è una parte, e ben sottile, della superficie del globo (Galilei); la t. dei campi; un ettaro, una zolla di t.; t. di piano o di pianura, di collina, di poggio; t. coltivata, incolta (in diritto, t. incolte, non coltivate o insufficientemente coltivate, che a norma di legge possono essere concesse ad associazioni di contadini o ad altri enti per la coltivazione intensiva, con un’indennità al proprietario); t. lavorata, fertile, sterile, produttiva, improduttiva; t. vergine, che non è stata mai coltivata; t. grassa, magra, ricca o rispettivam. povera di sostanze necessarie alla nutrizione delle piante; t. stanca, sfruttata; lavorare, arare, zappare la t.; i frutti della terra. Con riguardo alla natura e alla composizione chimica del terreno agrario: t. argillosa, calcarea; t. bruna, a mediocre contenuto di humus, molto diffusa nelle zone dell’Italia centr. e nella pianura padana; t. grigia, detta anche (per adattam. di un termine russo) podsòl, povera di humus e di sali solubili, frequente nelle regioni nordiche umide e fredde; t. nera, espressione equivalente al russo černozëm (v.); t. rossa (a causa del suo contenuto di ferro), roccia sedimentaria incoerente costituita da ossidi e idrossidi colloidali di alluminio e di ferro, ossido di manganese, sabbia e calcare, rappresentante, nella maggior parte dei casi, il residuo insolubile della dissoluzione operata dalle acque sui calcari (è frequente come accumulo nelle depressioni carsiche). e. Con valore collettivo, i campi, la campagna: lavoratori della t., contadini, braccianti agricoli, ecc.; ritorno alla t., frase spesso fatta propria da uomini politici o da pensatori, sociologi, ecc. per invitare a tornare alla vita dei campi e all’attività agricola. f. estens. Possessione rurale: la t. ricevuta in eredità dai suoi avi; fam., ha un po’ di t. al sole; spesso al plur.: signore, padrone di vaste t.; le sue t. si estendono a perdita d’occhio. 6. Da quest’ultimo sign., fusosi con quello di «territorio», l’uso (oggi poco com.) della parola per indicare un luogo abitato, una borgata, e anticam. anche una città (soprattutto se fortificata): Quell’anima gentil fu così presta, Sol per lo dolce suon de la sua t. [il nome di Mantova, pronunciato da Sordello], Di fare al cittadin suo quivi festa (Dante); avuta la licenzia d’andare alquanto fuor della t. [Messina] a diporto (Boccaccio); tutti andavano armati, quando uscivano della t. [Gubbio], come s’eglino andassero a combattere (Fior. di s. Franc.); niuna cosa è tanto degna di uno ottimo principe ... che lo edificare di nuovo terre dove gli uomini si possino, per commodità della difesa o della cultura, ridurre (Machiavelli). Cfr. anche il toponimo Cinqueterre, in prov. di La Spezia. 7. Per estens. dal sign. 5, il termine è usato, con opportune qualificazioni, per indicare varie sostanze polverulente e incoerenti, come per es. i colori naturali, varie specie di creta e d’argilla, ecc.: t. coloranti, quali la t. bolare o t. gialla o t. di Siena, roccia sedimentaria di origine lacustre, di colore da giallo a bruno, costituita essenzialmente da idrogel di ferro, silicio e alluminio e da arseniato basico di ferro, usata nell’industria tintoria; la t. d’ombra, varietà di ocra gialla; la t. di Kassel, humus fossilizzato che si ritrova negli strati superficiali di alcune torbiere, usato come pigmento nella pittura a olio o ad acquerello; la t. verde di Verona, altro nome del minerale celadonite, ecc. T. decoloranti, silicati di alluminio con piccoli tenori di altri metalli, capaci di adsorbire impurezze colorate e usati nell’industria degli olî minerali e vegetali, saccarifera, ecc.; di uso simile sono la t. da sbianca (v. sbianca) e la t. di Spagna, argilla quasi pura usata in enotecnica come chiarificante. T. da follone o follonica, v. follone. T. di Santorino, roccia piroclastica, varietà di pozzolana che si scava nell’isola greca di Santorino, o Tera, nel mare Egeo, e si esporta per lavori di edilizia. T. di Vicenza, nome locale di un caolino impuro; t. di infusorî, termine improprio indicante un deposito siliceo costituito da resti di diatomee di acqua dolce; t. da fonderia (in passato, nota anche come t. di Francia), miscela di sabbie silicee e minerali argillosi agglomeranti (non meno del 5%), usata nella preparazione di forme per la colata di metalli fusi: a seconda del contenuto di argilla si distinguono t. magre, semigrasse e grasse; t. sigillata, l’argilla compatta e ricca di ossido di ferro con cui si fabbricano i vasi ornati di decorazioni impresse e a rilievo (v. anche sigillato). 8. Terra cattù (o catù), t. giapponica o iaponica o del Giappone, t. di Pegù, altri nomi del catecù, la sostanza bruno-scura estratta dal legno di Acacia catechu (v. catecù, n. 1). 9. In chimica, t. rare (o meglio metalli o elementi delle t. rare), gruppo di 15 elementi poco frequenti in natura, di numero atomico da 57 a 71, caratterizzati dall’avere proprietà chimiche quasi uguali, in quanto gli elettroni che si aggiungono con il crescere del numero atomico vanno a completare gli strati interni, lasciando inalterato lo strato di valenza, costituito sempre da tre elettroni; occupano perciò un solo posto nel terzo gruppo del sistema periodico degli elementi; comprendono il lantanio e i lantanidi, ma ad essi talora si aggiungono, per la loro somiglianza, lo scandio e l’ittrio. Si rinvengono, miscelati tra loro, allo stato di ossido in numerosi minerali, dai quali si ottengono, e trovano impiego nell’industria vetraria, come catalizzatori, ecc., e nella metallurgia, in leghe varie. 10. In geometria, nel metodo di Monge (o della proiezione ortogonale), è detta linea di terra la retta di intersezione dei due piani di riferimento (v. proiezione, n. 2 a). Dim. terricciòla (v.); pegg. terràccia, terra cattiva, soprattutto per la coltivazione o come colorante.