terzo
tèrzo agg. num. ord. e s. m. [lat. tertius, der. di tres «tre»]. – 1. agg. a. Che, in una sequenza ordinata, occupa il posto corrispondente al numero tre, viene cioè dopo altri due (in cifre arabe 3°; in numeri romani III): il mio t. figlio; poltrona di t. fila; la t. classe, di una scuola (anche sostantivato: v. terza); il t. giorno della settimana, il t. giovedì del mese; il t. secolo dopo Cristo (comunem. scritto il 3°, opp. il III secolo o, invertendo, il sec. 3°, il sec. III d. C.); t. cielo, il cielo di Venere, nel sistema tolemaico e nel Paradiso dantesco; il t. comandamento; l’ora t., nella divisione romana del giorno e nella liturgia cattolica (spesso sostantivato: v. terza); t. caso, il dativo, nella declinazione latina; la t. persona singolare o plurale, dei verbi; t. posizione, della mano sinistra, nel violino e in strumenti congeneri; t. velocità, t. marcia, nei veicoli a motore (spesso sostantivato: v. terza); arrivare terzo, terza, in una gara; essere il t., in un elenco, in una graduatoria; in t. luogo ..., enumerando varie possibilità, ipotesi o motivazioni (con senso simile, spesso usato avverbialmente, nelle enumerazioni: «Primo, non sono tenuto a dirlo; secondo, non lo so; terzo, se anche lo sapessi non ve lo direi»). Aggiunto al nome di sovrani o di pontefici, per indicare l’ordine della successione (sempre in numeri romani): Pio III, Napoleone III; in questi casi è sempre posposto, come pure in tutte le espressioni che hanno valore di titolo o di dicitura: Orl. Fur., canto III; Saul, atto III, scena 3a; piano III o 3°; ma nel discorso diffuso è più spesso preposto: c’è da fare il riassunto del t. canto dell’Orlando Furioso; salgo su al t. piano. In composizione con altri numerali ordinali, forma gli ordinali superiori: decimoterzo (v. anche terzodecimo), ventesimoterzo, ecc. (per i più com., tredicesimo, ventitreesimo, ecc.). Riferito all’ultimo di una sequenza costituita di tre soli elementi, oppure a un elemento che si aggiunge o si prende in considerazione dopo altri due: è già la t. volta che ti colgo in difetto (sostantivato: me ne hai già combinate due: alla terza che mi fai, povero te!); ci sarebbe forse una t. via; Ahi come facean lor levar le berze A le prime percosse! già nessuno Le seconde aspettava né le t. (Dante); spesso i primi due elementi sono indicati non con numerali ordinali ma con pron. indefiniti: in Trivigi giunsero tre nostri cittadini, de’ quali l’uno era chiamato Stecchi, l’altro Martellino e il t. Marchese (Boccaccio). b. Locuz. particolari: t. età, l’età, e quindi il periodo della vita umana, che va dai 60 anni in poi: università della t. età (v. università); nella teologia di Gioacchino da Fiore l’età futura che, inaugurata dal ritorno di Elia, vedrà la gloria dello Spirito e la definitiva epifania divina; t. forza, nel linguaggio polit. del 2° dopoguerra, una forza politica di ispirazione laica e progressista e sostanzialmente riformistica, intermedia tra le due grandi forze contrapposte di sinistra (comunismo e socialismo) e di destra (conservatorismo e moderatismo cattolico); t. via, nel linguaggio politico, programma d’azione e ideologia alternativi rispetto ad altri modelli dominanti, e in partic., durante il fascismo, il corporativismo contrapposto al capitalismo e al collettivismo comunista e, in epoca successiva, la politica dei partiti comunisti europei intermedia tra il riformismo socialdemocratico e l’ortodossia marxista-leninista sovietica; t. fuoco, nell’espressione ceramiche a t. fuoco, le ceramiche che, per la scarsa resistenza alle alte temperature di particolari colori della decorazione, vengono sottoposte a una terza cottura in forno; t. grado, in alpinismo, il terzo livello della scala delle difficoltà relative a singoli passaggi su roccia compiuti in arrampicata libera, articolato in t. grado inferiore e superiore (per l’interrogatorio di t. grado, v. grado1, n. 3 a); t. incomodo, v. incomodo1; terz’ordine (v. ordine, n. 7 e, e terziario); t. pagina, nei quotidiani, pagina culturale riservata ad articoli di letteratura, arte, narrativa e sim. (che in origine era la pagina n. 3, e ora può essere anche una pagina successiva, conservando tuttavia la vecchia denominazione); t. programma, nelle trasmissioni radiofoniche della RAI, e t. rete, t. canale delle trasmissioni televisive. In denominazioni storiche o politiche: terza Italia, l’Italia moderna, formatasi attraverso il Risorgimento (dopo l’Italia antica e l’Italia comunale-rinascimentale); l’espressione, frequente nelle opere di G. Mazzini, è forse a lui attribuibile: Egli vide nel ciel crepuscolare Co ’l cuor di Gracco ed il pensier di Dante La terza Italia (Carducci, nel sonetto «Giuseppe Mazzini»); il poeta della t. Italia, perifrasi con cui tradizionalmente è indicato il Carducci stesso; t. mondo o T. Mondo, denominazione di origine francese (tiers monde) usata nel linguaggio econ. e polit. a partire dal 1960 per indicare il complesso dei paesi afroasiatici e sudamericani, quasi tutti ex-coloniali o di recente costituzione e con un sistema economico subalterno o precario, che non rientrano nel quadro dei paesi di antica tradizione e di maggiore sviluppo e stabilità né dell’Occidente né dell’Oriente; per estens., paesi europei ancora in stato di sottosviluppo. T. Repubblica, quella instaurata in Francia dopo il 1870 e durata fino al 1940; t. Roma, Roma capitale d’Italia (contrapp. alla Roma antica e alla Roma papale); T. Reich, espressione (ted. drittes Reich) coniata da Th. Mann nel 1915 con riferimento alla futura Germania, e assunta dai nazionalsocialisti per designare il regime di Hitler; t. stato, in Francia e in qualche altro paese, prima della Rivoluzione, la parte della società costituita dalla borghesia. 2. s. m. a. Una terza persona, cioè una persona diversa dalle due considerate o dai due interlocutori: siamo in due, e per fare la partita occorrerebbe trovare un t.; sarebbe opportuno sentire il parere di un t., che sia estraneo alla questione; tra due litiganti il t. gode (prov.); al plur., genericam., i t., gli altri: non vorrei farlo sapere a terzi; purché ciò avvenga senza danno o pericolo di terzi; vendite, acquisti, servizî bancarî, contrattazioni per conto terzi; nell’uso fam., il t. e il quarto, questo e quello, l’uno e l’altro, varie persone: il quale [padre Cristoforo], attonito non meno che afflitto, domanda al t. e al quarto, per aver qualche lume intorno alla cagione d’un fatto così inaspettato (Manzoni); non c’era bisogno di andare a lamentarsi col t. e col quarto! Nel linguaggio giur., qualunque persona diversa dal soggetto che agisce: confessione fatta a un terzo; anche, in contrapp. a parte, qualunque soggetto estraneo a un dato rapporto giuridico, dal quale perciò questo non può trarre né pregiudizio né vantaggio, ma che in taluni casi può essere oggetto di determinati effetti (contratto a favore di terzo: v. contratto2, n. 1); nel diritto processuale, soggetto estraneo al processo, ma titolare di un diritto incompatibile con quello di una o di entrambe le parti in causa: gli è riconosciuta un’azione autonoma di intervento o di opposizione. b. Con valore neutro, la terza cosa che si aggiunge o si considera dopo altre due. Per il principio del t. escluso, nella logica aristotelica e in matematica, v. escluso. Non com., in matematica, t. continuo proporzionale dopo due numeri a e b, il numero c tale che valga la proporzione a:b=b:c. 3. a. agg. e s. m. Con valore partitivo, la t. parte, ciascuna delle tre parti uguali in cui è stato diviso o si considera diviso un intero: siamo in tre, e perciò a ognuno spetta la t. parte. Come sost., nelle espressioni frazionarie un t., due t. (numericamente 1/3, 2/3): quant’è un t. di 36?; un t. del guadagno, del reddito, dell’incasso; erano presenti quasi due t. dei soci. In geometria, t. medio, la parte intermedia di un segmento diviso in tre parti uguali. In diritto, era detta terzo disponibile la quota dell’asse ereditario della quale il testatore poteva liberamente disporre; t. residuo, nella riforma fondiaria, il terzo dei terreni soggetti a esproprio che il proprietario può conservare con l’obbligo di compiere opere di trasformazione e di miglioramento. In marina, vela al t. o da trabaccolo, vela aurica, o di taglio, di forma trapezoidale sostenuta da una pennola sospesa a un terzo della sua lunghezza; è generalm. usata dai trabaccoli e bragozzi adriatici. b. s. m. Ciascuna delle tre parti in cui era divisa o si divide (ma oggi il termine è raro) una città, sinon. perciò di terziere (per es., a Siena: terzo di Città, t. di S. Martino, t. di Camollia). c. agg. e s. m. Costituito di tre unità, solo in pochissime locuzioni: t. rima, la terzina come strofa di tre versi; in terzo, compiuto da, o con la partecipazione di, tre persone, nella locuz. messa in terzo con cui, nella liturgia non più in uso, era indicata la messa solenne, per lo più cantata, che veniva celebrata nei giorni festivi dal sacerdote con la partecipazione del diacono e del suddiacono; con altro sign., non com., essere in t., fare da terzo, formare con altri due un gruppo di tre persone: non piacendogli di tirare in disparte il curato e di bisbigliar con lui in segreto, mentre il suo nuovo amico era lì in terzo (Manzoni). d. agg. In numismatica, con terzo seguito dal nome della moneta si indica sia il multiplo, come nelle designazioni dei testoni papali detti terzo giulio e terzo paolo (monete equivalenti a tre giulî, e tre paoli), sia la frazione, come nell’espressione terzo carlino (moneta del valore di 1/3 di carlino, detta anche terzo di grosso). e. s. m. Nella fanteria del Rinascimento, corpo di 2000-3000 uomini, costituito di un numero vario di compagnie (10-15-20), al comando di un maestro di campo; corrispondeva circa all’odierno reggimento (con questo sign., è calco dello spagn. tercio): chi si sarà arrolato in qualche t., come allora dicevano, di Spagna o di Mantova, o di qualche altra parte belligerante (Manzoni). ◆ Avv., ant., terzaménte, in terzo luogo (v. anche terziamente).