tessuto
s. m. [part. pass. di tessere]. – 1. Manufatto costituito da un insieme di fili, ricavati da fibre tessili, intrecciati fra loro mediante l’opera di tessitura secondo un determinato ordine, e cioè intrecciando un filo con sé stesso (t. a intreccio di maglia), o intrecciando insieme un certo numero di fili di determinata lunghezza disposti parallelamente fra loro (t. a intreccio semplice o treccia, t. a intreccio per nodi, ecc.), oppure intrecciando un certo numero di fili disposti parallelamente (ordito o catena) con un filo continuo (trama) che li attraversa trasversalmente secondo modi diversi (armatura); i tessuti vengono detti lisci, o uniti, se nella tessitura i movimenti dei fili dell’ordito sono sempre gli stessi a ogni passaggio della trama, e operati se i fili dell’ordito vengono mossi indipendentemente gli uni dagli altri secondo il disegno che si vuole ottenere. Tessuti a pelo, tessuti (per es. i loden) che, in virtù di una particolare rifinizione o per l’uso di speciali tecniche di tessitura, si presentano con il ritto ricoperto da pelo avente o no una direzione preferenziale. In base alla natura delle fibre costituenti il filato: t. di cotone, di lino, di seta, di lana (distinto in t. cardato o pettinato: v. alle singole voci); t. misto, fatto con filati diversi; t. in fibre artificiali o sintetiche (o più semplicem. t. artificiale o sintetico). Tessuti speciali sono ottenuti con materiali non tessili, come i t. di vetro, formati con fili di vetro, usati per rivestimenti protettivi, parafiamme, rinforzi per materie plastiche, e i t. metallici, fabbricati con fili di ferro, ottone, argento, ecc., e utilizzati per rivestimenti, rinforzi e applicazioni diverse. Con il nome di non tessuto si indicano infine varie strutture tessili piane prodotte con mezzi diversi dalla tessitura e dalla maglieria (con esclusione dei feltri e strutture analoghe), e, con senso più ristretto, una struttura tessile consistente in un velo di fibre (fondo) tenute insieme con varî procedimenti di collegamento: con leganti chimici (per es., latice di gomma naturale o artificiale), mediante trattamenti termici (per le fibre termoplastiche), o con lavorazioni meccaniche (per es., cuciture); i non tessuti, che hanno bassi costi di produzione, vengono usati per imbottiture e rinforzi di ogni tipo, oggetti da gettare dopo l’uso, articoli sportivi, cuoi artificiali, filtri. 2. a. In biologia, aggregato di cellule (e di sostanze da esse prodotte) che hanno forma, struttura e funzioni simili e, per lo più, origine embriologica comune; nell’uomo, come in tutti i vertebrati, sono i materiali costitutivi degli organi e si raggruppano in quattro grandi categorie studiate dall’istologia: t. epiteliali, t. connettivi – che comprendono anche il sangue e la linfa –, t. muscolari e t. nervosi (v. ai singoli aggettivi). Per i t. di reazione e di granulazione, v. reazione (n. 4 a). b. In botanica, sistema di cellule omogenee formatesi da una o più cellule preesistenti per successive divisioni, secondo piani orientati in una qualsiasi direzione dello spazio, seguite dalla formazione del fragmoplasto e della lamella mediana; sono distinti in t. meristematici e t. definitivi o adulti a seconda della loro origine; con riferimento alla loro funzione e alle caratteristiche delle loro cellule sono riuniti in sistemi o gruppi di tessuti (sistema tegumentale, parenchimatico, conduttore, meccanico, secretore e escretore). 3. fig. a. Complesso organico di elementi, di fatti e situazioni, intrecciati o connessi tra loro (cfr. trama): queste accuse sono tutte un t. di menzogne; la sua vita è stata un t. di avventure incredibili; il t. di un romanzo, di un racconto, di un’opera drammatica. b. In urbanistica e in architettura, complesso di parti e di elementi che costituiscono e caratterizzano la struttura di una città o di una sua zona: t. urbano, t. viario, t. edilizio; rispettare il t. medievale di un quartiere del centro storico; alterare il t. ottocentesco di un quartiere.TAV.