tipografia
tipografìa s. f. [comp. di tipo- e -grafia; cfr. tipografo]. – 1. a. Il sistema di stampa diretta, che si esegue mediante una matrice a rilievo, composta manualmente con caratteri mobili, oppure realizzato mediante un procedimento di composizione meccanica (linotype, monotype); la forma può essere completata da fregi e filetti, oltre che dalle immagini, un tempo xilografiche, oggi riprodotte con clichés (al tratto o a retino), montati nella pagina tipografica insieme al testo. La stampa a caratteri mobili, fino a tutto il Settecento, è costituita dall’impronta lasciata sul supporto, in genere il foglio di carta, posto su un piano fisso a contatto con la forma tipografica, sulla quale viene fatto scendere il piano mobile che esercita la pressione. A partire dalla metà dell’Ottocento il torchio è sostituito dalla macchina da stampa: a platina, in cui la pressione viene ottenuta avvicinando due piani, uno per lo più fisso verticale e l’altro mobile che porta il foglio da stampare; piano-cilindrica, nella quale il piano di pressione è sostituito da un cilindro che trasporta il foglio direttamente sulla forma, in continuo movimento; rotativa tipografica, alimentata da un nastro di carta in bobina, che scorre tra due cilindri, uno dei quali sostiene la matrice (forma ricurva), mentre l’altro esercita la pressione. b. Per estens., la tecnica e l’attività del comporre e stampare, o anche l’insieme delle arti grafiche. 2. Stabilimento industriale o artigianale (chiamato anche officina grafica o tipografica, o stamperia) in cui si eseguivano in passato le operazioni di composizione e di stampa con caratteri mobili: ha aperto una t.; il personale della t.; è proto, compositore in una t.; i manoscritti sono già in t., per essere composti e stampati.