tiro2
tiro2 s. m. [der. di tirare]. – 1. a. L’azione di tirare, cioè di applicare una forza a un oggetto, per muoverlo: in questo senso si usa soltanto per indicare l’esercizio ginnico-sportivo del tiro della (o alla) fune (v. fune), e con riferimento al traino di veicoli da parte di animali: finimenti da t.; animali da t., come i cavalli, i muli, gli asini, e tra i ruminanti, per lo più, i buoi, le vacche, i bufali, le renne, ecc.; più raram. i cani e gli elefanti; per i cavalli da t., che si distinguono in cavalli da t. pesante e da t. leggero, v. cavallo, nel sign. 1 a. Nell’ippica, corsa a tiro, corsa al trotto con cavalli attaccati al veicolo. b. L’insieme di due, quattro o sei cavalli attaccati a una carrozza (o anche a un carro), e la carrozza stessa che viene trainata in questo modo: guidare un t. a quattro; passava per il Corso in un lussuoso t. a due; benché pochi dì prima ... quel fiume avesse inghiottita una carrozza a tiro sei con diversi passeggeri (L. Da Ponte). c. Nel gergo motoristico, avere, tenere il motore in tiro, con una marcia, adatta alla situazione, ingranata, e con notevole accelerazione: le curve pericolose vanno prese con il motore in tiro. In usi fam. e pop., sinon. meno com. di boccata o tirata di fumo o di sostanze stupefacenti in polvere: fammi dare due t. alla tua sigaretta; un t. di cocaina. d. Nell’uso fam., essere in tiro, essere elegante, azzimato. 2. a. L’azione e il fatto di tirare con armi da fuoco, o da getto e da lancio, come attività ludica o sportiva, per lo più in poligoni e in campi di t., cioè in luoghi nei quali è garantita la sicurezza rispetto alle uscite di lancio o di rimbalzo: t. a segno, t. a volo, attività consistenti nello sparare con armi da fuoco (fucili e carabine, pistole e rivoltelle) o da lancio (arco e frecce) su bersagli fissi e mobili (il tiro a segno è anche uno dei divertimenti caratteristici dei luna park); in partic. di tiro a volo, che si effettua su bersagli mobili nell’aria, esistono due tipi di gara, il t. al piattello, in cui il concorrente deve colpire il piattello scagliato da un’apposita macchina, e il t. al volatile (detto comunem. t. al piccione), ora vietato, in cui si sparava per lo più a piccioni che venivano liberati da apposite cassette. T. con l’arco, attività sportiva con tre tipi di gare: tiro alla targa (tiri a bersagli disposti a 90, 70, 60, 50 e 30 m), tiro di campagna (con bersagli disposti in modo variabile da 5 a 70 m), tiro alla targa indoor (con bersagli a 18 e 25 m); nell’attività sportiva moderna, l’arco può essere a doppia curvatura (arco ricurvo) o composto (detto compound, in cui la trazione è assistita meccanicamente da un sistema di pulegge e di eccentrici), e può avere potenza e lunghezza diverse: da 20 a 60 libbre e da 60 a 70 pollici rispettivamente; il materiale, inizialmente unico (legno di tasso, metallo, fibra di vetro) è ora diversificato per le diverse parti: legno o leghe metalliche per la parte centrale, legno, fibra di vetro, fibra di carbonio o ceramica per le estremità flettenti; le frecce, originariamente di legno, sono oggi in alluminio, in carbonio o in combinazione dei due. Nella tecnica militare, complesso di operazioni aventi lo scopo di colpire un bersaglio con armi da fuoco e missili; a seconda del tipo di arma, del tipo e delle condizioni del bersaglio, e del mezzo su cui è montata l’arma, si distinguono: il t. con armi portatili o con artiglierie e t. o lancio missilistico, il t. contro bersaglio fisso o contro bersaglio mobile, il t. terrestre, il t. costiero, il t. navale, il t. aereo (quest’ultimo è distinto, a sua volta, in t. di lancio, effettuato con armi automatiche e missili da bordo degli aeromobili contro bersagli aerei, in t. contro bersagli al suolo, ugualmente eseguito con armi automatiche, e in t. di caduta, o bombardamento, cioè il tiro di bombe da aerei contro obiettivi terrestri e navali), il t. contraereo. A seconda delle caratteristiche specifiche del bersaglio da battere si hanno denominazioni diverse, per le quali si rimanda alle singole voci: t. d’accompagnamento, t. di sbarramento, t. di repressione, t. d’interdizione, t. di distruzione, t. d’infilata, t. radente, ecc.; t. di neutralizzazione, quello che tende a ostacolare il movimento e l’azione del nemico; tiri d’aggiustamento, quelli effettuati per verificare l’esattezza dei calcoli e degli approntamenti realizzati, comprendendo l’obiettivo tra due colpi e progressivamente riducendo la distanza tra essi; t. d’efficacia, quello effettuato dopo i tiri d’aggiustamento, con tutti i pezzi. Con riferimento ai sistemi d’arma in dotazione alle forze armate: esercitazioni di t., scuola di t.; centrale di t. (v. centrale, n. 4 c e d); tavole di t., tabelle numeriche, generalmente compilate per proiettili di peso e forma determinati, contenenti i dati occorrenti, una volta determinata la direzione e apprezzata la distanza del bersaglio, per eseguire su esso il tiro; alzare il t., aumentare l’alzo dell’arma, per aumentare la distanza d’impatto o di caduta del proietto (e, in senso fig., aumentare le proprie richieste o pretese, tendere a fini e obiettivi più elevati e ambiziosi). Con riferimento alla traiettoria del proietto: t. balistico, quello più usuale, in cui la traiettoria, cessata la spinta iniziale della carica di lancio, è regolata dalla legge di movimento di un grave nell’atmosfera o nello spazio; t. guidato o teleguidato, quello caratteristico dei missili guidati o autoguidati, contro bersagli mobili, ovvero quello effettuato con munizionamento d’artiglieria detto intelligente (v. munizionamento, n. 2 b), capaci di modificare la propria traiettoria secondo le indicazioni fornite dalla centralina elettronica di controllo posta sull’ordigno stesso; a seconda che il bersaglio sia visibile oppure no, si parla, rispettivam., di t. diretto, t. radente, e di t. indiretto; linea di t., quella che seguirebbe il proietto se non fosse soggetto alla gravità: corrisponde al prolungamento dell’asse della bocca da fuoco; angolo di t., angolo che la linea di tiro descrive con l’orizzonte del pezzo; angoli direttori del t., nel tiro contro bersagli mobili, l’angolo orizzontale o laterale (cursore) e l’angolo verticale (sopraelevazione), solitamente espressi in millesimi (v. millesimo, nel sign. 3) e calcolati automaticamente dalle centrali di tiro, di cui si deve tener conto al fine di correggere la linea di tiro per ottenere una traiettoria che raggiunga il bersaglio nel punto futuro (v. punto2, nel sign. 5 f): tali valori risultano dalla considerazione degli spostamenti laterali, dovuti alla derivazione (v. derivazione2) e al vento cui è soggetto il proietto stesso durante la traiettoria nonché alle variazioni di moto del bersaglio, e, rispettivamente, degli spostamenti verticali dell’angolo di elevazione causati dalle variazioni delle componenti verticali delle velocità in gioco (del bersaglio e del proietto) e della densità dell’aria. Rispetto al bersaglio: t. corto, giusto, lungo; correggere, aggiustare il tiro. Nel linguaggio venatorio, il tiro è giusto quando l’arma viene sparata a distanza opportuna dal bersaglio: se la distanza è eccessiva il tiro risulta forzato; il t. a fermo è quello sparato a selvaggina o ad altro bersaglio immobile, il t. a volo quello a uccelli che volano, il t. a rumore (o a frullo) quello che si spara nella direzione del rumore del battito d’ali, in condizioni di scarsa visibilità, spec. nella caccia ai palmipedi; t. di coda è quello sparato nelle parti posteriori dell’animale che fugge, al contrario t. di punta si riferisce ad animale che procede verso il tiratore; il t. di impostatura o di stoccata è quello che si effettua portando lo schioppo alla spalla, puntando e sparando in successione immediata, mentre all’opposto nel t. di mira (o mirato) si spara dopo aver puntato l’arma accuratamente contro la selvaggina. Essere a tiro, essere a portata dell’arma da fuoco (sign. contrario ha l’espressione essere, o tenersi, fuori t. o fuor di t.); venire a tiro, della selvaggina o d’altro bersaglio che giunge a distanza sufficiente per essere colpita dall’arma (per usi fig. di queste espressioni, v. oltre). Con valore concr., singolo colpo sparato con un’arma da fuoco: sbagliò la lepre al primo t., ma al secondo la prese in pieno; con un solo t. ha preso due allodole; con riferimento alle singole cartucce o munizioni: restavano soltanto pochi tiri. b. Negli sport della palla e del pallone, il lancio della palla, specificato in genere, in una locuzione, dalla seconda parte; così, per es., nel calcio si distinguono, a seconda delle modalità di esecuzione, il t. al volo, in corsa, rasoterra, a rete, di piede, di testa, ecc.; nella pallacanestro, t. libero, quello effettuato dal centro della lunetta da un giocatore che abbia subìto fallo, senza che gli avversarî possano intervenire. Nel baseball, si chiama tiro l’invio della palla con la mano verso un dato obiettivo, distinto dal lancio. c. Sinon. di lancio, in alcuni esercizî sportivi: t. del giavellotto (non però t. del disco né del peso); o in alcuni giochi (anche in parchi di divertimento: t. ai barattoli, ai birilli, ai fantocci, ecc.), tra cui, in partic., t. dei dadi, anche assol.: è stato un bel t., un lancio di dadi favorevoli. Negli scacchi, lo stesso, ma meno com., che mossa. 3. fig. a. Venire a t., di cosa o persona che viene a portata di mano, che si presenta in momento opportuno, in occasione favorevole: se mi viene a t., glielo domanderò io, gli dirò il fatto suo, gli darò quattro schiaffi; e così essere a t., di cosa che è a portata di mano; anche di vivanda che è giunta al giusto punto di cottura; presto il cappone sarà a t., e potrete ristorarvi un po’ meglio (Manzoni). Per l’espressione fig. a un tiro di schioppo (sulla quale sono state coniate scherz. altre, come per es. a un t. di voce, a un t. di lettera o d’epistola), v. schioppo. b. Come equivalente meno com. di colpo, nel sign. di tentativo: il t. non gli è riuscito; fare un bel t., un bel guadagno; pop., un t. secco, un colpo apoplettico, una morte improvvisa. c. Azione dannosa o incresciosa fatta contro persone che non se l’aspettano: un t. come questo, da lui, proprio non me l’aspettavo; mi ha fatto un brutto t., o, iron., un bel t.!; gli hanno giocato un t. mancino. 4. Con sign. concreto: a. In edilizia, apparecchio di sollevamento, in partic. un argano, o anche la fune che, tirata dall’argano, solleva i carichi. Le espressioni tiro in seconda, tiro in quarta, ecc., indicano altrettante diverse condizioni di funzionamento di varî apparecchi di sollevamento dotati di uno o più paranchi. b. In scenotecnica, congegno usato per sollevare o calare le tele dipinte, costituito da un sistema di pulegge scanalate sulle quali scorrono le corde collegate allo stangone della tela e manovrate manualmente (t. a mano) o per mezzo di pesi (t. contrappesato o t. a contrappeso). 5. In alpinismo, t. di corda (o assol. tiro), tratto di parete percorribile senza soste intermedie, di lunghezza pari a quella della corda (40 - 50 m), usato spesso come unità di misura delle vie su roccia, in alternativa al metro: la via «Paperplak» si sviluppa per 9 tiri. ◆ Pegg. tiràccio, tiro difficile, o mal riuscito, effettuato con un’arma, o con il pallone; in senso fig., brutto tiro: gli hanno fatto un tiraccio.