tollerare
(ant. o letter. tolerare) v. tr. [dal lat. tolerare, affine a tollĕre «levare»] (io tòllero, ecc.). – 1. a. Sopportare cose, fatti, situazioni spiacevoli o per naturale pazienza o perché si accettino come necessarî e inevitabili: fino a quando dovremo t. queste ingiustizie?; hai potuto t. una simile prepotenza?; più spesso in frasi negative: non tollererò mai un tale sopruso; quando parla, non tollera interruzioni; conclusono che questa ingiuria non si poteva sanza vergogna tollerare (Machiavelli); in partic., t. una persona o la presenza di una persona, sopportarne la presenza in un luogo o in una compagnia, benché sia sgradita, quindi accogliere a malincuore: lo tollerano per rispetto al padre; si fa tollerare. b. Ammettere o considerare con indulgenza opinioni politiche e convinzioni religiose diverse dalle proprie, permettendo anche il compimento degli atti con cui esse si estrinsecano: uno stato liberale deve t., entro giusti limiti, tutte le religioni e tutti i culti. 2. Di dolori, patimenti, disagi fisici o materiali, resistere senza riceverne danno o sofferenza: t. il caldo, il freddo, la sete; il mio stomaco non tollera questo tipo di vino; un farmaco ben tollerato dall’organismo. 3. Consentire, entro limiti ristretti e spesso ben determinati, una differenza, uno scarto, uno scostamento da quanto era stato precedentemente fissato: non sarà tollerato, per la consegna del lavoro, un ritardo che superi le 48 ore (per altre accezioni partic., v. tolleranza). ◆ Part. pres. tollerante, anche come agg. (v. tollerante). ◆ Part. pass. tollerato, anche come agg., con riferimento a persona poco gradita e sopportata a malincuore in un ambiente o in una compagnia (non s’accorge di essere tollerato), e a opinioni o manifestazioni politiche o religiose che uno stato proclama di rispettare garantendone la libertà: culti tollerati (oggi però si parla preferibilmente di culti ammessi); associazioni, sette tollerate. In diritto canonico, si dicono tollerati gli scomunicati colpiti da scomunica semplice e quelli colpiti da sentenza declaratoria o condannatoria.