tono1
tòno1 (ant. tuòno) s. m. [dal lat. tonus, gr. τόνος, propr. «tensione», affine a τείνω «tendere»]. – 1. a. In linguistica, accento musicale e, con valore più generico, accento in generale (anche d’intensità o espiratorio); con accezione più specifica, in fonetica, tratto di altezza relativa dell’intonazione, usato in alcune lingue con valore distintivo per ogni sillaba dell’enunciato (mentre nella maggior parte delle lingue europee, come in italiano, tali variazioni riguardano soltanto l’intonazione della frase). Con questo sign., la parola non è molto com., mentre sono frequenti i der. tonico e atono. b. Grado di elevazione del suono, della voce: alzare, abbassare il t. della voce, o semplicem. il t., nel parlare o nel canto. c. Modulazione, inflessione di voce, nel parlare, nel leggere, nel recitare, in rapporto con il contenuto logico delle parole o con i sentimenti, le intenzioni e le finalità, da cui sono dettate: devi recitare col t. di voce adatto; legge, parla con t. di voce sempre uguale; t. dolce, affettuoso, aspro, grave, solenne, drammatico, scherzoso; la sua voce non aveva un t. naturale, aveva un t. falso. Spesso, il termine precisa indirettamente il carattere, l’atteggiamento, il contenuto del discorso: gli parlava con t. di protezione, con t. di condiscendenza; glielo chiese in t. di preghiera, in t. supplichevole, in t. lamentoso; la sua voce aveva un t. ironico, canzonatorio; assume spesso un t. dottorale, un t. cattedratico; glielo disse in t. di rimprovero; mi aveva parlato con t. minaccioso o di minaccia; gli si rivolse con t. arrogante; che cos’è questo t. di comando?; anche usato assol.: non ammetto che mi si parli con questo t.; è questo il t. con cui ti rivolgi a tua madre?; sarà meglio per te cambiare tono! Anche in uno scritto: mi piace il t. con cui mi scrive!; non lasciarti intimorire dalla sua lettera, e rispondigli sullo stesso tono. Per estens., carattere stilistico: un discorso di t. elevato. In senso fig., è com. la frase se la prendi su questo tono ..., rivolta a chi, in un dialogo, in una discussione, assume un atteggiamento aggressivo o si dimostra urtato, offeso: beh, se la prendi su questo t., hai torto. d. In elettroacustica, t. alti e t. bassi, sinon., rispettivam., di alte e basse frequenze; regolatore (o comando o controllo) di t. di un amplificatore elettroacustico, l’organo (solitamente un potenziometro) mediante il quale si regola la risposta di frequenza dell’amplificatore esaltando il guadagno di questo in corrispondenza delle basse o delle alte frequenze. 2. Nella terminologia musicale: a. Intervallo della scala (seconda maggiore), costituente la distanza più grande intercorrente fra due gradi congiunti di essa (per es., do-re, re-mi); la distanza più breve, contenuta per es. nel grado congiunto mi-fa, prende il nome di semitono. Nel sistema musicale tonale, le scale diatoniche comprendono una successione di cinque toni e due semitoni, diversamente distribuiti a seconda che la scala sia maggiore o minore; come sinon., nell’uso corrente, di nota: i t. acuti, i t. medî. b. Nome dato, nel sistema medievale, alle forme melodiche sulle quali si cantavano, per norma rituale, le varie parti dell’Ufficio. c. Sinon. di tonalità, come insieme di relazioni che legano una serie di note e di accordi a un punto focale detto tonica. Le scale diatoniche, maggiori e minori, sono trasportabili, con le necessarie alterazioni, su ogni suono della scala cromatica: di qui una serie di toni corrispondenti ai gradi della scala cromatica (do maggiore e do minore, do diesis maggiore e do diesis minore, re maggiore e re minore, ecc.). Si dicono t. relativi un tono maggiore e un tono minore che alterano (o non alterano) le stesse note (per es., do maggiore e la minore, re maggiore e si minore); t. vicini, quelli basati su scale differenziate da una sola alterazione di note (per es., do maggiore e sol maggiore, che ha alterata soltanto la nota fa diesis al posto di fa naturale); t. lontani, quelli basati su scale differenziate da due o più alterazioni. d. Locuzioni e usi fig. del linguaggio corrente (in rapporto con l’ultimo dei sign. precedenti): dare il t., lo stesso che dare l’intonazione, suggerire cioè con la voce o con uno strumento il tono sul quale un pezzo di musica deve essere eseguito; in senso fig., dare il t., regolare, guidare, essere il modello, l’animatore: Parigi ha dato per lungo tempo il t. alla moda di tutta l’Europa; è un uomo di spirito, ed è lui che di solito dà il t. alla conversazione. Essere in tono, fuori tono, essere intonato o stonato rispetto agli altri esecutori, e analogam. uscire di t., rientrare in t.; in senso fig., essere fuori (di) t., essere stordito, intontito; meno com., uscire di t., perdere il filo del ragionamento: quell’importuna interruzione mi ha fatto uscire di tono; rispondere a tono, rispondere a proposito; meno com., venire in t., capitare a proposito. Frequente l’espressione calare di tono, che in senso proprio indica il passaggio inavvertito, nel canto, o nell’esecuzione con alcuni strumenti, a un tono leggermente più basso, dissonante perciò rispetto alla tonalità con cui il pezzo è stato iniziato; in senso fig. (anche scendere di t.), scadere nella qualità, nel valore intrinseco, perdere parte del vigore iniziale, detto sia di una persona, sia di un’opera letteraria (per es. di un lavoro teatrale) o anche di un’opera di consultazione che vada via via peggiorando, e così di una pubblicazione periodica, ecc. 3. Altre locuz. fig., connesse con il sign. più generale del termine: stare in t., tenersi in t., in contegno, in sussiego; darsi (un) t., assumere un contegno sostenuto, o darsi importanza. Con aggettivi, è sinon. ora di modo, ora di carattere, ora di stile, sempre con riferimento a determinati comportamenti della vita sociale: la festa ha avuto un t. molto brillante; veste sempre in t. dimesso; ha un t. di vita molto signorile; è un ristorante tenuto su un t. alto, elegante e raffinato, ben frequentato. Con riferimenti più ampî la locuz. in tono minore, a proposito di manifestazioni, celebrazioni, cerimonie che si svolgono o siano organizzate in modo sobrio, senza troppa solennità o risonanza (con sign. simile è usata anche la locuz. sotto tono). 4. a. Livello di saturazione di un colore o della scala dei grigi in un particolare di un quadro, di una fotografia, ecc.: passaggio dal bianco al rosso attraverso tutti i t. intermedî; prediligere i t. chiari, i t. scuri, i t. grigi, i t. accesi; tono su tono, nel linguaggio della moda (v. ton sur ton). In partic., in fotografia, immagine a t. alti, costituita da bianchi e grigi molto chiari o da sfumature di colore poco sature; immagine a t. bassi, costituita da neri e grigi scuri o da colori densi; separazione dei t., tecnica che consente di ottenere da una singola immagine più immagini, ciascuna delle quali riporta toni di uguale densità: sovrapponendo due o più di tali immagini, si possono ottenere particolari effetti grafici. b. In pittura, il grado di luminosità di un colore: rapporto di tono, quello basato sulla quantità di luce e ombra contenuta nei varî colori, i quali su questo rapporto fondano il loro accordo; la pittura che tiene conto di questo rapporto, adottandolo anzi come elemento essenziale di stile, è detta pittura tonale; t. locale, il tono che in una pittura assumono gli oggetti secondo la distanza e il luogo nei quali essi sono raffigurati; esso determina la situazione dell’oggetto nello spazio, ed è la risultante del colore proprio dell’oggetto, modificato da tutti i fattori inerenti alla prospettiva e al gioco dei riflessi a cui è sottoposto. c. In tipografia è detto tono, talora, il grado di maggiore o minore chiarezza dei caratteri che essi acquistano in relazione allo spessore delle aste che ne costituiscono l’occhio, per cui si parla di caratteri di t. chiaro, chiarissimo, neretto o grassetto, nero, nerissimo, e anche di t. positivo o negativo, secondo che essi appaiano scuri su fondo chiaro o viceversa. 5. a. Nel linguaggio medico, è in genere sinon. di tensione, ma indica sempre uno stato di tensione equilibrata e regolare: t. muscolare, lo stato di parziale e continua contrazione involontaria delle varie masse muscolari, che permette la conservazione di una determinata posizione del corpo nello spazio e di una parte del corpo rispetto all’altra; t. neurovegetativo, la condizione che deriva dall’interazione delle due sezioni (ortosimpatico e parasimpatico) del sistema neurovegetativo; in partic., in cardiologia, t. cardiaci, caratteristici fenomeni acustici legati all’attività cardiaca, percepibili all’auscultazione, che si distinguono, per i loro particolari caratteri musicali, dai rumori, rappresentati soprattutto dai soffî cardiaci. Per estens., nel linguaggio corrente, stato di benessere e di vigore fisico e psichico: essere, sentirsi in tono (al contr., essere giù di tono, essere depresso, o non pienamente in forma); un po’ di caffè, o di cognac, ti darà tono. b. In fisiologia vegetale, stato specifico di eccitazione, o tensione, di un organismo vegetale, condizionato dall’azione di stimoli esterni o interni.