torbido
tórbido agg. [lat. tŭrbĭdus, der. di turba «confusione, disordine»]. – 1. Di un liquido, privo di limpidità, di trasparenza, per avere in sospensione sostanze che ne diminuiscono l’originaria e naturale chiarezza: acqua t.; vino t.; il fiume scorreva t. e limaccioso; le onde, lente e t., quasi giungevano sino alla sommità di quel tratto poco profondo di spiaggia, estesa nel suo arco a perdita d’occhio (Salvatore Mannuzzu); meno com., aria t., atmosfera t., e, anche con senso attivo (che prevale nell’agg. latino originario), cielo t., nuvole t., vento t., che intorbidano l’aria; per estens., fosco, scuro: Tragge Marte vapor di Val di Magra Ch’è di torbidi nuvoli involuto (Dante). In istopatologia, rigonfiamento t., v. rigonfiamento. 2. Frequenti gli usi fig.: occhio t., sguardo t., offuscato da sentimenti colpevoli, disonesti, o comunque non confessabili; immagini, fantasie t., impure; una t. sensualità; pensieri t., agitati, tormentati: Beviamo, e diansi al vento I t. pensieri (Chiabrera); sonno t., agitato da sogni inquieti o impuri; non com., riferito a persona: l’ammazzato era sempre stato un uomo t. (Manzoni), turbolento, violento; sostantivato con valore neutro: c’è del t. in tutta questa faccenda, qualcosa di poco chiaro, di poco onesto. Con riferimento alla vita pubblica (come agg. e come s. m.): tempi t., tumultuosi, di discordie e agitazioni civili; pescare nel t. (con prob. influsso della locuz. fr. pêcher dans l’eau trouble), cercare di trarre vantaggi personali approfittando di una situazione disordinata e confusa; al plur., torbidi, movimenti di sommossa, di rivoluzione, tumulti: ci furono dei t. in quell’anno e la polizia arrestò molti patrioti. ◆ Dim. torbidétto, torbidino, e più com. torbidìccio, alquanto torbido. ◆ Avv. torbidaménte, in modo torbido, soprattutto in senso fig.: uno sguardo, un sogno torbidamente inquieto.