loc. s.le m. Nella ricerca medica e scientifica, stato di torpore indotto nell’essere umano attraverso l’abbassamento artificiale della temperatura corporea. ♦ [Marco] Durante conduce queste ricerche con il gruppo di Matteo Cerri, dell'università di Bologna. "In generale l'ibernazione avviene nel regno animale, per esempio negli orsi o negli scoiattoli. Da molti anni si sta pensando di indurla negli uomini, anche se non è semplice", ha osservato. È stata identificata la zona del cervello che regola la temperatura corporea e, intervenendo su questa, si può indurre quello che i ricercatori chiamano "torpore sintetico". Le ricerche per ora sono condotte sui ratti, mammiferi che in condizioni naturali non vanno in letargo. "Abbiamo visto che nello stato di ibernazione i tessuti diventano più resistenti alle radiazioni", ha detto ancora il ricercatore. (Ansa.it, 20 febbraio 2017, Scienza&Tecnica) • Il professor Mario Durante, uno dei massimi esperti di radioterapia a livello mondiale, nonché direttore del Trento Institute for Fundamental Physics and Applications (Tifpa), sta infatti sperimentando, attualmente solo su topi da laboratorio, un trattamento rivoluzionario per combattere il cancro: il professore utilizza l’ibernazione per porre il paziente in uno stato che viene definito di «torpore sintetico», in quanto simile al letargo degli animali. Durante, assieme il proprio team di scienziati, ha infatti scoperto che quando il corpo entra in uno stato di torpore, viene protetto dagli effetti tossici della radioterapia; col risultato che la crescita del tumore viene arrestata. A temperature molto basse le funzioni vitali vengono ridotte al minimo e il corpo reagisce in modo significativo contro gli effetti della radioterapia; in tal modo, gli oncologi possono impiegare dosi più elevate di radiazioni per uccidere le cellule tumorali senza procurare effetti collaterali al paziente. (Giornale.it, 28 febbraio 2017, Salute) • L'ibernazione ridurrebbe anche lo stress psicologico di un isolamento lungo mesi o anni, quello cui i pellegrini diretti su Marte e poi oltre sarebbero costretti dagli attuali sistemi di propulsione. In più, il rallentamento del metabolismo potrebbe permettere di ridurre le scorte a bordo e quindi il peso dei veicoli spaziali. Cosa anche traducibile in un ridimensionamento drastico delle spese, visto che ogni chilo lanciato nello spazio oggi costa circa 60 mila euro. Le ricerche del Topical Team on Hibernation dell'Esa vanno nella stessa direzione: messo insieme tre anni fa, il gruppo internazionale di studiosi punta a sviluppare una tecnologia che consenta di indurre il «torpore sintetico» nei futuri viaggiatori spaziali. (Emilio Cozzi, Corriere della sera, 21 maggio 2017, La lettura, p. 6) • Alcuni animali sono in grado di ridurre enormemente il consumo energetico del proprio corpo in modo autonomo. Questo fenomeno è chiamato torpore e può durare per ore o giorni. Se gli episodi di torpore si susseguono uno dopo l’altro, allora può verificarsi l’ibernazione, o letargo, che dura mesi. Gli scienziati studiano da tempo i meccanismi alla base del torpore negli animali. Raggiungere la capacità di simulare uno stato di torpore negli esseri umani sarebbe un traguardo epocale, con importanti applicazioni nella medicina e nell’esplorazione spaziale. Negli ultimi anni sono stati fatti passi in avanti per indurre il torpore sintetico in una specie che non iberna. Ma la strada per un’eventuale applicazione all’uomo è ancora lunga. (Matteo Cerri, Scienze.it, 1° agosto 2019) • Il torpore sintetico, perché così si chiama scientificamente l’ibernazione artificiale, simula una situazione di letargo. Come quindi succede per altri animali, in quello stato non si mangia, non si beve e non si producono scarti biologici. Soprattutto, ci sarebbero notevoli vantaggi per corpo e mente. Muscoli e ossa, pur in situazione di microgravità, non perderebbero forza e, non essendo gli astronauti coscienti durante il viaggio, non subirebbe cali psicologici importanti. “Ultimo fattore ma non meno importante è l’esposizione alle radiazioni – spiega Cerri –. Più si va lontano, più si assorbono radiazioni. È necessario proteggersi ma, a oggi, i mezzi fisici a disposizione non lo consentono. Ecco quindi che l’ibernazione sarebbe una soluzione perché le cellule, per la particolare condizione di torpore sintetico in cui si trovano, diventano molto resistenti”. (Metropolitano.it, 2 febbraio 2021, Nuovi mondi).
Espressione composta dal s. m. torpore e dall’agg. sintetico.