trafficare
v. intr. e tr. [etimo incerto; l’ipotesi più seguita è la derivazione dal catal. trafegar «travasare», e più genericam. «spostare da un luogo a un altro», che viene ricondotto a un lat. *transfaecare «liberare dalla feccia»] (io tràffico, tu tràffichi, ecc.; come intr., aus. avere). – 1. intr. Commerciare: t. in legnami, in granaglie; t. in carni macellate d’importazione. Spesso, con valore spreg., riferito a traffici non leciti, disonesti o poco chiari: quell’uomo traffica con valute straniere, in prodotti di contrabbando, in droga; anche con uso trans., fare oggetto di vendita, di commercio: t. le promozioni, le cariche; t. le indulgenze. 2. intr. Darsi da fare, affaccendarsi, occuparsi in una serie di operazioni, di lavori, in modo affannoso, disordinato, talvolta inutile: come si fa a lavorare in pace con due donne che trafficano continuamente per casa?; deve t. tutto il giorno per guadagnarsi un tozzo di pane; traffica, traffica, non è approdato a nulla. 3. tr. Maneggiare; in questo senso è voce ant., usata ancora nel linguaggio marin., in espressioni come t. (o sartiare) un paranco, maneggiare, in modo da farli scorrere, i fili di un paranco per distanziare i relativi bozzelli quando sono a contatto, e preparare il paranco stesso a funzionare di nuovo. ◆ Part. pres. trafficante, anche come sost. (v. la voce). ◆ Part. pass. trafficato, usato spesso con valore passivo, riferito a vie dove il traffico è notevole, intenso: la viuzza, trafficata dai piccoli venditori e dal vicinato in movimento, pareva allegra (Di Giacomo); è una strada molto trafficata; nei punti più trafficati della città.