transitivo
agg. [dal lat. tardo transitivus, der. di transire «passare» (supino transĭtum)]. – 1. In grammatica, verbo t. (e uso, valore t., o costruzione t., di un verbo), verbo che esprime un’azione che «transita», cioè si estende dal soggetto all’oggetto diretto (per es., in ital., i verbi amare, vedere, uccidere, contrapposti ai verbi intransitivi come partire, morire); la forma, o diatesi attiva, passiva e riflessiva, di un verbo t., con cui si esprime, rispettivam., l’azione fatta o ricevuta dal soggetto, o che il soggetto fa e nello stesso tempo riceve (v. attivo, passivo, riflessivo). Come s. m. con valore neutro, il transitivo, uso, valore transitivo: «sparare» è usato a volte anche al transitivo. 2. In matematica: a. Proprietà t. della relazione di uguaglianza, la proprietà per cui dalle ipotesi a = b e b = c si deduce, come conseguenza, a = c. b. Gruppo t., gruppo formato da corrispondenze biunivoche fra un insieme e sé stesso tali che, presi comunque due elementi x e y dell’insieme, esiste sempre nel gruppo una corrispondenza biunivoca che a x associa y. ◆ Avv. transitivaménte, con valore, con costrutto transitivo: alcuni verbi intransitivi sono spesso usati anche transitivamente (per es., correre, salire, ecc.); v. anche intransitivo. In senso fig., con riferimento al transitivismo in psichiatria: esercitare la propria aggressività non transitivamente, cioè verso gli altri, ma contro sé stessi.