trasferire
v. tr. [dal lat. transferre, comp. di trans- «trans-» e ferre «portare»] (io trasferisco, tu trasferisci, ecc.). – 1. Trasportare o spostare da un luogo a un altro, in senso proprio quasi esclusivam. con riferimento al domicilio di una persona o di una famiglia, alla sede di un impiegato, di un ente o di un’istituzione: il nostro professore di matematica ha chiesto di essere trasferito in un liceo nel capoluogo; il dentista ha trasferito lo studio e l’abitazione da via Nazionale a Corso Garibaldi; Costantino trasferì la sede dell’impero da Roma a Bisanzio. Frequente l’uso rifl., o intr. pron., nel sign. di cambiare residenza, sede: mi trasferirò a Genova con tutta la famiglia; la libreria si è trasferita al n. 20 della stessa strada; a giugno ci siamo trasferiti in un altro quartiere. 2. In usi estens. e fig., come sinon. meno generico di far passare (e, nell’intr. pron., di passare), per lo più in àmbiti particolari: un termine tecnico trasferito dal linguaggio della musica a quello delle arti figurative; durante la guerra alcuni poteri si trasferiscono dalle autorità civili alle militari; ho trasferito su un DVD tutti e tre i documentarî. Nel linguaggio giur., amministr. e finanz.: t. un diritto, un onere da una persona a un’altra; t. la proprietà, il possesso, il rischio, l’imposta, ecc.; nella vendita a rate il rischio si trasferisce dal venditore all’acquirente all’atto della consegna, la proprietà al pagamento dell’ultima rata.