trasformazione
trasformazióne s. f. [dal lat. transformatio -onis, der. di transformare «trasformare»]. – 1. L’atto, l’azione o l’operazione di trasformare, il fatto di trasformarsi o di venire trasformato, che comporta un cambiamento, per lo più profondo e definitivo, di forma, aspetto, strutture o di altre qualità e caratteristiche: operare, attuare una t.; la t. di una città, di una regione; t. fondiaria, di terreni agricoli; un disegno di legge, un progetto, un piano regolatore che ha già subìto notevoli t.; le successive t. di un tipo di autovettura; la t. di una vecchia caserma in museo; e in senso non materiale: le rapide t. della società, dei costumi; t. di un ente culturale in società per azioni; la t. del carattere, del modo di pensare, e sim. 2. Usi e sign. specifici: a. In diverse scienze e tecniche, qualsiasi cambiamento che un sistema materiale subisca per effetto di una variazione dei parametri che ne individuano le condizioni, e anche il processo mediante il quale si effettua tale cambiamento. In partic., in termodinamica, termine con cui si denomina la variazione dello stato d’equilibrio termodinamico di un sistema, che si verifica, per es., quando il sistema inizialmente isolato e in equilibrio viene fatto interagire con un altro sistema (anche, per es., l’ambiente) con cui scambia energia e/o materia; in partic., quando il sistema raggiunge spontaneamente un nuovo stato di equilibrio in un tempo finito, si parla di t. irreversibile (che passa cioè attraverso stati di non equilibrio e non può avvenire spontaneamente nel verso opposto), laddove le t. reversibili (che possono cioè procedere indifferentemente in un verso o nel verso opposto e che sono infinitamente lente, dovendo il sistema passare per una successione di stati di equilibrio) sono meri costrutti ideali che consentono il calcolo della variazione dei parametri di stato del sistema che effettua la trasformazione (per le locuz. più specifiche, quali t. adiabatica, isoterma, isoentropica, isocora, isobara, ecc., v. i singoli agg.). b. In matematica, corrispondenza che associa ad ogni punto di un piano (o dello spazio) uno o più punti dello stesso o di un altro piano (o spazio): t. razionali, t. conformi, ecc. Il termine è usato di preferenza quando si ha a che fare con corrispondenze biunivoche, ovvero con corrispondenze che risultano biunivoche se si escludono alcuni punti eccezionali. Esempî tipici di trasformazioni nel piano sono le isometrie (traslazioni, rotazioni, simmetrie assiali e centrali, ecc.), le omotetie, e più in generale le proiettività. Gruppi di trasformazioni, opportuni insiemi di trasformazioni che formano gruppo (nel sign. 2 f); rispetto a ciascuno di tali gruppi determinate proprietà delle figure risultano invarianti (v. proprietà, nel sign. 1 b). Geometria delle t., impostazione dello studio della geometria nella quale si privilegia quando è possibile, nelle dimostrazioni e nella risoluzione dei problemi, il ricorso a opportune trasformazioni (per es., per dimostrare l’uguaglianza di due triangoli, non si cerca di applicare uno dei classici criterî di uguaglianza, ma di mostrare che i due triangoli si corrispondono in una simmetria o in una traslazione). c. In fisica, la variazione di una grandezza fisica al variare del sistema di riferimento scelto: in partic., per i riferimenti spaziotemporali, t. galileiane, trasformazioni delle coordinate di un punto tra riferimenti inerziali, valide nell’ambito della meccanica classica, per le quali i vettori r e r′ che esprimono la posizione di un punto in due riferimenti diversi sono connessi dalla relazione r′ = r + vt, dove v è la velocità relativa del secondo riferimento rispetto al primo, e t è il tempo, inteso quindi come assoluto, ossia indipendente dal particolare riferimento; t. di Lorentz, valide nell’ambito della meccanica relativistica, per le quali sia le coordinate spaziali sia quella temporale variano da un riferimento all’altro secondo trasformazioni lineari, i cui coefficienti dipendono in maniera non lineare dalla velocità, dando luogo ai fenomeni della dilatazione dei tempi e della contrazione delle lunghezze (v. relatività); nella teoria del campo elettromagnetico (e per estens. in altre teorie di campo), t. di calibratura (o di gauge, secondo il termine inglese), le trasformazioni dei potenziali elettrodinamici che lasciano invariato il campo elettromagnetico. d. In diritto, t. della società, adozione da parte di una società, per volontà propria, di un diverso tipo sociale in modo da rimanere la stessa conservando i diritti e gli obblighi anteriori, mutando però la veste legale e assoggettandosi per il futuro alle norme corrispondenti al nuovo regime. e. In economia, con riferimento a un sistema economico nel suo complesso, t. di un bene in un altro, rinuncia alla produzione di un bene per produrne un altro attraverso lo spostamento a questo fine delle risorse produttive rese libere; saggio marginale di t., la quantità addizionale di un bene producibile attraverso l’impiego delle risorse liberate dalla rinuncia a produrre una unità di un altro bene. f. In biologia, acquisizione, da parte di alcuni batterî, di DNA esogeno proveniente da cellule morte o da estratti purificati di DNA di ceppi diversi di una stessa specie batterica: assumendo tale DNA essi trasformano il loro genoma in maniera permanente. g. In patologia, l’acquisizione, da parte di una cellula animale, di nuovi caratteri, indotta da agenti oncogeni (proteine virali, radiazioni, sostanze chimiche): può essere permanente, mantenendosi anche nelle cellule che derivano dalla divisione della cellula trasformata, o abortiva, quando scompare nelle prime generazioni cellulari. h. In immunologia, test di trasformazione dei linfociti in vitro: trasformazione ed entrata in mitosi di linfociti di un individuo quando vengano mescolati, in coltura, con linfociti provenienti da altro individuo geneticamente estraneo. i. In linguistica, nella teoria della grammatica trasformazionale, il processo per cui da una struttura profonda si genera una struttura superficiale, con operazioni di inversione, di addizione o di sostituzione, ecc.: t. semplici (t. di modo, di intenzione, d’aspetto, ecc.), t. complesse (t. di descrizione, di supposizione, ecc.). 3. Nel gioco del rugby, calcio di t. (o assol. trasformazione), tiro in porta che si esegue, con un calcio piazzato o di rimbalzo, dopo avere conseguito una meta, e che, se è realizzato, fa conquistare due punti.