tratto2
tratto2 s. m. [lat. tractus -us, der. di trahĕre «trarre», part. pass. tractus]. – 1. a. ant. L’azione e l’atto di trarre o tirare, il fatto di venire tratto o tirato, in alcune delle accezioni di questi verbi e in determinate espressioni: il t. delle reti, dei dadi; non com., lontano un t. d’arco, un t. di balestra, quanto si può tirare con l’arco o con la balestra (e analogam., lontano o discosto, un t. di pietra, di fionda); quindi tiro, colpo (d’asta, di lancia): non fu netto il t. che volle fare Cecco degli Ardalaffi (Sacchetti); anche colpo, o tiro, nei loro usi fig.: fare un t. a qualcuno, fargli uno scherzo; sempre fig., avere qualche bel t., qualche bella pensata; rispondere con un t., con un motto arguto; con quest’ultimo senso, si usa oggi l’espressione tratto di spirito, che ricalca il fr. trait d’esprit. Accezioni affini, che, pur appartenendo alla lingua ant., sono ancora facilmente intese: t. di corda, lo strappo che si dà alla corda nella tortura (v. corda, nel sign. 5 a); dare il t. alla bilancia, darle il tracollo, cioè la spinta per farla pendere da una parte; dare gli ultimi t., gli ultimi movimenti convulsi che precedono la morte (quindi, essere morente). b. In varî giochi, avere il t., essere il primo a dover giocare (anche in questa accezione, traduce il fr. avoir le trait, e significa propr. «il diritto di tirare»). Nella dama e negli scacchi, termine equivalente a mossa (v. mossa, n. 2 b); negli scacchi per consuetudine il Bianco ha il tratto, ossia muove per primo; il Nero gioca sottotratto; con l’espressione tratti posticci s’indicavano, nell’antica terminologia scacchistica italiana, i problemi. 2. a. Singolo movimento di matita, di penna, di pennello, ecc., e la linea, il segno che con tale movimento si traccia sulla carta o altrove: cancellare con un t. di penna (estens.: firmò con un t. di penna; riempì il biglietto con rapidi t. di penna e lo consegnò al fattorino); fece lo schizzo in pochi t.; con pochi t. di carboncino gli fece la caricatura; un t. di pennello, una pennellata rapida, secca; di qui, la locuz. disegnare, dipingere a grandi t., a larghi t., tracciando con la matita, col pennello, ecc., poche linee essenziali, rapide e sicure; e in senso fig., descrivere, rappresentare a larghi o a grandi t., con sommaria rapidità. In partic., disegno a tratto (o al tratto), eseguito con tratti netti di penna o di matita, senza chiaroscuro; nelle tecniche fotomeccaniche, cliché al t., che riproduce, senza l’uso del retino, originali da un disegno privo di chiaroscuro: è costituito da una lastrina di zinco sulla quale viene inciso il disegno in modo che questo risulti a rilievo, e quindi, montato su zoccolo di legno, viene inserito nella forma di stampa insieme ai caratteri del testo e a tutti gli altri elementi che compongono la pagina. b. estens. Linea, breve linea, lineetta: t. di divisione (o, con un francesismo, t. d’unione, che ha anche usi fig., v. trait d’union), in tipografia, lo stesso che trattino; sempre in tipografia, tratti, lo stesso che grazie o finezze, cioè i filetti sottili delle lettere con chiaroscuro molto accentuato. c. fig. Lineamento, quasi esclusivam. al plur.: i t. del volto, spesso semplicem. tratti (avere t. molto marcati, o dei t. delicati); con ulteriore traslato, elemento caratteristico: i t. più notevoli del suo carattere; i principali t. di un’epoca, di una lingua; i t. differenziali di un dialetto rispetto alla lingua. In partic., in fonologia e in linguistica, ogni minimo elemento distintivo o, al contrario, non distintivo e irrilevante che concorre alla formazione di un fonema o di un enunciato, più tecnicamente definiti t. pertinenti e non pertinenti (v. pertinente). In psicologia, tratto (qui calco dell’ingl. trait), caratteristica stabile, rivelantesi in un’ampia gamma di situazioni, di una persona, che consente di descriverla e di differenziarla da altre: tratti di personalità, t. caratteriali; t. originarî o superficiali, t. comuni o unici; il t. della vivacità, il t. dell’egocentrismo. 3. a. Parte, segmento più o meno lungo di un corpo che si estende in lunghezza: s’è dovuto cambiare un t. di tubo, un t. di cavo elettrico; è stato abbattuto un t. di muro pericolante; un t. dell’intestino, ecc. Con sign. specifico, in anatomia, t. olfattorio, segmento di vie nervose in forma di benderella; t. ottico, lo stesso che benderella ottica; per estens., fascio di fibre nervose: tratto (o fascio) spinotalamico. b. Parte di una strada o di una via di comunicazione, di strutture o di elementi percorribili: un breve, un lungo t. di strada; il primo, l’ultimo t. di cammino; un t. di strada bagnato, viscido; in quel t. il sentiero è molto ripido; e analogam.: un t. di galleria, della linea ferroviaria; un t. navigabile di un fiume, di un canale. Con riferimento a strada, anche assol.: c’è da ultimo un breve t. in salita; abbiamo camminato insieme per un lungo t.; c’è ancora un bel t. da fare a piedi. Per estens., percorso, distanza: il lungo tratto Del mezzo [= dello spazio] ch’era ancor tra noi e loro (Dante); in senso fig., differenza, divario: dall’uno all’altro ci corre un buon t.; dal detto al fatto c’è un gran t. (prov.). Ant. o region. l’espressione fig. prendere o pigliare il t. avanti, agire per primo, avvantaggiarsi, prevenire con qualche scusa un rimprovero o un’accusa: Rinaldo ... addosso andò a colui, Parendogli che fusse arte da saggio Pigliare il t. innanzi e l’avvantaggio (Berni). c. Estensione di spazio, di superficie, di territorio: un gran t. di paese, di mare, di cielo; un lungo t. di costa scoscesa e importuosa; immensi t. di campagna sono stati allagati; occuparono le nuove acque la terra Atlantide, non sola essa, ma insieme altri innumerabili e distesissimi t. (Leopardi). d. fig. Brano di uno scritto, di un discorso, di una composizione musicale, e più raram. parte di un lavoro scenico, di un film o di uno spettacolo televisivo: mi ha letto alcuni t. del suo nuovo romanzo; nella sinfonia ci sono alcuni t. che ricordano Mozart; in più tratti la commedia è noiosa. 4. a. Durata più o meno lunga di tempo: lungo t. di secoli; un breve, un lungo t. di tempo; rimase un lungo t. a pensare, poi riprese a parlare. b. Locuz. avverbiali: a tratti, di tratto in tratto, tratto tratto (quest’ultima meno com.), di quando in quando, a intervalli: è un dolore che compare a tratti; di tratto in tratto sollevava il capo dalla lettura e mi faceva qualche domanda; faceva tratto tratto qualche capriola; queste stesse locuz. possono essere usate talora con sign. locale («qua e là»): apparivano ... alcune che parevano sepolture, e qualche ossa d’uomini di tratto in tratto (Leopardi). Meno com. di primo t., al primo t., subito, dapprima, sul principio: di primo t., non avevo notato la rassomiglianza; Potea così scoprirlo [lo scudo magico] al primo tratto Senza tenere i cavallieri a bada (Ariosto). Ormai ant. innanzi tratto, anzitutto, per prima cosa: s’avisò di farsi innanzi tratto la parte sua (Boccaccio); o anticipatamente, come nel prov. chi vuol lavor mal fatto, lo paghi innanzi tratto. c. In altri casi, equivale piuttosto a «tempo, momento», come nelle espressioni: nello stesso t., in un medesimo t., contemporaneamente, nello stesso momento: Dirò d’Orlando in un medesmo tratto Cosa non detta in prosa mai né in rima (Ariosto); e nelle locuz. avv. a un t., in un t., d’un t., che hanno lo stesso sign.: non si possono fare in un t. due cose diverse. Più com., a un t., d’un t., in un t., tutt’a un t., subito, all’improvviso: mi si presentò a un t. davanti; d’un t. non lo vidi più. Di uso ant. un t., una volta, un tempo: Un t. a spasso anco la formichetta Andò pel mondo, come far si suole (Pulci). d. ant. Occasione, opportunità: Il Capitan, veggendo il t. bello Non aspettò la gente (Pucci); lasciar tratto di fare qualcosa, perderne l’occasione. 5. a. Modo di trattare, cioè di comportarsi nei rapporti con altri; maniera di muoversi, di conversare, di gestire: avere il t. gentile, signorile, aristocratico; è una persona di t. molto fine; si vede dal t. che è di ottima famiglia. b. Gesto, movimento, in senso fig., cioè atto spontaneo e per lo più improvviso: è stato un t. di buon cuore, il suo; ha avuto un t. di generosità. 6. Nella liturgia cattolica, serie di versetti che si cantavano nei giorni di penitenza di seguito al graduale, invece dell’alleluia (in questo senso è più frequente il lat. tractus); attualmente può comparire nel salmo che segue la seconda lettura soltanto nelle domeniche di quaresima.