traviare
travïare v. tr. e intr. [der. di via2, col pref. tra-] (io travìo, ecc.). – 1. letter. Allontanare dal cammino intrapreso, e in genere far uscire di via: qual forza o qual ventura Ti travïò sì fuor di Campaldino, Che non si seppe mai tua sepoltura? (Dante). Come intr. (aus. avere), deviare, uscire di via: Gli è come una gran selva, ove la via Conviene a forza, a chi vi va, fallire: Chi su, chi giù, chi qua, chi là travia (Ariosto). 2. fig. Allontanare da una linea di condotta, da un metodo di vita; in partic., e più com., allontanare dal retto cammino dell’onestà, pervertire, trascinare al male: Ma ’l ceco Amor e la mia sorda mente Mi travïavan sì, ch’andar per viva Forza mi convenia dove morte era (Petrarca); si è lasciato t. da cattive compagnie. Nell’intr. pron. (più raram. senza la particella pron.), volgersi al male, corrompersi moralmente: era un bravo ragazzo, peccato che si sia traviato così; mi chiedo come abbia potuto traviarsi a tal punto. ◆ Part. pass. travïato, frequente come agg., in senso morale: giovani traviati, ragazze traviate; la rieducazione della gioventù traviata.