trentacinque ore
(35 ore), loc. s.le f. inv. Proposta di riduzione dell’orario di lavoro a trentacinque ore settimanali. ◆ [tit.] Imprese: un tavolo contro lo statalismo / Dall’opposizione alle 35 ore settimanali alla nuova strategia del negoziato diretto [testo] […] Si tratta di una vera e propria rivoluzione, alla quale gli imprenditori sono arrivati dopo un lungo travaglio interno e un’evoluzione della loro associazione, per lottare al meglio contro l’imposizione per legge, da parte dello Stato, delle 35 ore lavorative settimanali. (Sole 24 Ore, 24 maggio 2000, p. 7, Commenti e Inchieste) • [In Francia] Tra il 1998 e il 2000 il governo della «gauche plurielle», la sinistra plurale, partendo da una teoria che sosteneva bastasse diminuire l’orario di lavoro settimanale per diminuire la disoccupazione, concetto riassunto dallo slogan «lavorare meno lavorare tutti», decide d’imporre la settimana lavorativa di 35 ore. (Gianluca Arrigoni, Libero, 11 dicembre 2004, p. 16, Esteri) • ci voleva audacia e questo rabdomante degli umori popolari l’ha avuta: annunciando ai francesi che non lavorano abbastanza, che vuole farli ricchi ma che ora ci sono troppe vacanze, troppo pensioni precoci, troppe trentacinque ore. Che devono lavorare di più. […] È lo stile Sarkozy. (Domenico Quirico, Stampa, 7 maggio 2007, p. 2, Estero).
Composto dall’agg. trentacinque e dal s. f. ora.
Già attestato nella Repubblica dell’8 maggio 1984, p. 11, Politica estera (Vanna Vannuccini).