tribuno
agg. [dal lat. tribunus, der. di tribus «tribù», formatosi come agg. nella locuz. magistratus tribunus «magistrato della tribù»]. – 1. Nell’antica Roma, denominazione di varî magistrati, funzionarî e ufficiali, le cui funzioni erano in origine connesse con le tribù. In partic.: a. Tribuni della plebe, magistrati eletti annualmente dalla plebe (secondo la tradizione, a partire dal 494 a. C., e in numero diverso, da 2 a 10, nei varî tempi) per difendere i plebei contro gli abusi del potere statuale; erano dotati di facoltà solo negative (l’intercessione, cioè il veto o l’annullamento dell’atto o del decreto), di un potere derivante non dalla legge ma dal sostegno del popolo, tuttavia molto ampio; l’istituto, ufficialmente riconosciuto nel sec. 3° a. C. così che i tribuni divennero dei veri e proprî magistrati, decadde con l’Impero fino a esaurirsi nel sec. 3° d. C. b. T. militari, ufficiali superiori della legione romana (in origine 3, poi 6): in età repubblicana erano subordinati al console, eletti dal popolo (inizialmente venivano invece nominati dai magistrati) e comandavano collegialmente la legione, due per volta con turno mensile. Oltre che nella legione, in età imperiale vi furono tribuni anche a capo di alcuni reparti ausiliari e delle coorti di stanza a Roma. T. militari con potestà consolare, collegio che, dal 444 al 366 a. C., poteva eccezionalmente sostituirsi al regolare collegio dei consoli. c. T. pagatori, capi elettivi delle tribù, con funzioni amministrative tra le quali il compito di distribuire il soldo alle reclute (donde il nome), col tempo sostituiti in questa funzione dai questori. 2. Nell’età medievale e moderna, titolo e grado attribuito talvolta ai membri di particolari magistrature o assemblee (v. tribunato). 3. fig. Con connotazione polemica (acquisita in seguito al recupero delle denominazioni delle cariche romane durante la rivoluzione francese), uomo politico di idee rivoluzionarie e dotato di un’oratoria violenta e trascinatrice; in senso spreg., politicante che si comporta e parla in modo demagogico: un’oratoria, un’eloquenza, un discorso da tribuno.